Grosseto, 26 agosto 2013 - Un uomo di 76 anni, residente a Grosseto, è morto nella tarda serata di domenica 25 agosto, all’ospedale Misericordia di Grosseto, dove si trovava ricoverato dall'8 agosto scorso a causa di una polmonite. La morte sarebbe dovuta a un presunto episodio di malasanità. Gli è stata fatta una trasfusione di sangue destinata ad un altro paziente. Di sangue, l'uomo morto non aveva bisogno. 

Nei giorni scorsi, l’uomo era stato trasferito in rianimazione a seguito di un peggioramento del quadro clinico e per gravi problemi respiratori. Domenica mattina, per un errore di identificazione che si è verificato nonostante le procedure di sicurezza, al paziente è stato somministrato sangue destinato ad un altro ricoverato. Il personale sanitario si è reso conto dell’errore e ha immediatamente proceduto con le terapie del caso. Purtroppo, malgrado l’intervento dei medici, il quadro clinico già fortemente compromesso è peggiorato fino al decesso del paziente. E un aggiornamento delle indagini rivela che il paziente morto non doveva avere nessuna trasfusione di sangue. 

Nel pomeriggio di domenica, la direzione aziendale, insieme al responsabile della rianimazione ha informato i familiari su quanto era accaduto nella mattinata, esprimendo il proprio rammarico e mettendosi a loro disposizione per i chiarimenti e gli approfondimenti, mentre il personale sanitario dell’ospedale di Grosseto ha tenuto i contatti con il Centro regionale sangue.

La magistratura ha disposto l’autopsia e il corpo si trova all’obitorio dell’ospedale a disposizione dell’Autorità giudiziaria. E' stato un esposto presentato dai familiari, dopo aver appreso dell'errore, a far aprire l'inchiesta della procura di Grosseto. I familiari hanno saputo ieri sera dai medici dell'errore e stamani hanno presentato una denuncia alla polizia, che ha già avviato indagini con la squadra mobile. Sequestrata la cartella clinica.

Contestualmente la Asl di Grosseto ha avviato un'indagine interna nell'ambito della quale saranno ricostruiti i passaggi dall'arrivo della sacca di sangue nel reparto fino alla somministrazione per individuare quale sia stato l'errore e come sia stato commesso.

Con questa tragedia, sono cinque i morti per trasfusioni sbagliate dal 2009 ad oggi in vari ospedali italiani. 

"Negli ultimi decenni sono stati fatti passi da gigante dal punto di vista della trasmissione dei virus con le trasfusioni, al punto che oggi c'e' un contagio da Hiv ogni 10 milioni di sacche - spiega Claudio Velati, Presidente della Societa' Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (Simti) - purtroppo invece e' proprio l'errore piu' banale che non si riesce a diminuire. Il sangue dal donatore al centro trasfusionale e' perfettamente tracciato, analizzato e riconoscibile, ma quando entra in reparto ci possono essere l'urgenza, la stanchezza di un turno troppo lungo in un ospedale con carenza di personale, e altri fattori che aumentano i rischi''.

Secondo le cifre sul sito del Centro Nazionale Sangue, in 20 casi di segnalazioni tra il 2009 e il 2012 l'errore e' stato proprio l''utilizzo di unita' non destinata al paziente', mentre in 10 casi si trattava di
'paziente errato' e in due di errata etichettatura della sacca.