Grosseto,  4 giugno 2013 - Ormai è un caso nazionale. Il sindaco Eleonora Baldi ha ricevuto una lettera da Marcello Zuinisi, rappresentante dell'associazione Nazione Rom, documento inviato anche all'ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali, alla presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero dell'Integrazione e al Prefetto di Grosseto. L'associazione chiede alle autorità di rifiutare «le firme razziste raccolte dal movimento "No al campo nomadi di Follonica"» oltre 4mila sottoscrizioni volte a contestare la scelta del Comune di allestire vicino ad alcune strutture turistiche un'area destinata alle roulotte di due famiglie rom.

Zuinisi chiede inoltre all'amministrazione follonichese di applicare la strategia nazionale di inclusione per Rom, Sinti e Caminanti varata dal Consiglio dei Ministri nel 2012 in attuazione delle disposizioni europee. «Con questa lettera l’associazione Nazione Rom — dice Zuinisi — si rivolge al primo cittadino e all’intero consiglio comunale chiedendo un atto di civiltà. Abbiamo assistito in questi giorni alla nascita del movimento “No al campo nomadi di Follonica” e alla raccolta firme contro i provvedimenti per accogliere le famiglie rom del territorio. E’ successo a Massa e in Versilia, città di Seravezza».

 

I risultati ottenuti? «Se in Versilia siamo riusciti a bloccare sul nascere la raccolta firme anti-rom rivolgendoci direttamente ai promotori che hanno capito le ragioni della nostra richiesta — continua Zuinisi — nella città di Massa ci siamo dovuti rivolgere direttamente al sindaco e al prefetto. Dopo le nostre denunce alla Magistratura rivolte contro i responsabili della raccolte firme e minacce di morte da noi ricevute, il sindaco e il prefetto hanno rifiutato legittimamente le petizioni. Diffidiamo formalmente il movimento “No al campo nomadi di Follonica” e il suo portavoce Dario Piermaria dal continuare e persistere nell’azione razzista anti-rom chiedendo alla discoteca Tartana si Scarlino di ritirare il permesso concesso allo stesso movimento per la divulgazione della petizione e raccolta firme».
Marianna Colella