Grosseto, 14 aprile 2013 - COSTA CROCIERE smentisce la collisione con un basso fondale davanti all’Isola di Capri con la Costa Fortuna, il 13 giugno del 2005 Confuta cioè la ricostruzione che di quell’episodio hanno fatto l’autorità marittima di Palermo e i magistrati di Grosseto che stanno indagando sul naufragio della Concordia, il 13 gennaio del 2012. «Smentiamo categoricamente che la nave Costa Fortuna sia stata coinvolta in una collisione — si legge nella replica della Compagnia e — con un basso fondale nei pressi di Capri il 13 giugno 2005, che avrebbe provocato una via d’acqua nello scafo, secondo quanto riportato da un fotografo della nave a bordo. La nave, dopo la partenza dal porto di Napoli, alle 19, aveva rilevato un problema tecnico minore alla tenuta di un asse porta eliche, che pur non compromettendo la sicurezza della navigazione, aveva consigliato una breve sosta in bacino a Palermo. La riparazione venne eseguita con successo tra il 14 e il 15 giugno 2005».
Nelle 700 pagine della richiesta di rinvio a giudizio dei sei imputati per il naufragio Concordia, invece, i magistrati grossetani — come riportato ieri in esclusiva da La Nazione — hanno evidenziato che «a circa trecento metri dalla costa, la nave urtò con un basso fondale — si legge a pagina 619 — e cominciò a imbarcare acqua, poco prima di un saluto a Capri». Non solo, la Procura grossetana ha sottolineato che l’allora comandante, Giuseppe Russo, «non provvide, come pure sarebbe stato suo preciso dovere, a fare l’adeguata segnalazione di evento straordinario. Si limitò a denunciare, falsamente, che la nave nel tragitto da Napoli a Palermo, aveva subito un anomalo innalzamento della temperatura della boccola dell’asse sinistro che causava delle rientranze d’acqua». Una versione che non collimerebbe con quanto accertato dall’autorità marittima di Palermo che ha indagato, quasi sette anni dopo, su quell’incidente marittimo. Inchiesta aperta a seguito del racconto dell’allora fotografo di bordo della Fortuna, Roberto Cappello, il 18 gennaio del 2012. «Dell’incidente non è mai trapelato nulla — sostengono i magistrati a pagina 620 — e l’allora responsabile della comunicazione di Costa, indicò la versione da offrire: «Come concordato, invio di seguito la spiegazione da dare a giornalisti che chiedessero a noi o alle autorità coinvolte il motivo dello scalo in bacino». La spiegazione è sostanzialmente quella che Costa fornisce sette anni dopo. Un botta e risposta tra Compagnia e Procura che ha messo un po’ di pepe alla vigilia del processo Concordia, al via da domani al teatro Moderno di Grosseto e che vede tra gli imputati quel Roberto Ferrarini che già nell’episodio del 2005 era responsabile a terra dell’emergenza.
Matteo Alfieri e Cristina Rufini
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