Grosseto, 12  aprile 2013 - Firenze, 12 apr. - Prenderà il via lunedì prossimo, al Teatro Moderno di Grosseto, l'udienza preliminare per il disastro della Costa Concordia che il 13 gennaio del 2012, vicino all'isola del Giglio, causò la morte di 32 persone, tra loro la piccola Dayana di appena 5 anni.

Intanto la compagnia Costa patteggia ed esce dal processo. Versa un milione di euro e si costituisce parte civile contro il comandante. E sul banco degli imputati siedera' proprio lui, Francesco Schettino, con altre 5 persone: gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, il timoniere Jacob Rusli, l'hotel director Manrico Giampedroni e Roberto Ferrarini, capo dell'unita' di crisi a terra di Costa Crociere. Il mare a distanza di tempo ha restituito i corpi delle vittime ma all'appello mancano ancora due persone. 

Alle 21,42 di quella 'maledetta notte' il sogno dei 3216 passeggeri a bordo della Concordia si infrange quando la nave sperona gli scogli delle Scole, riportando una falla di 70 metri sul lato sinistro dello scafo. Un forte boato, urla grida, il buio totale e la nave che lentamente inizia a inclinarsi per poi appoggiarsi sul fianco di dritta. Immediatamente si mette in moto la macchina dei soccorsi. I primi ad accorrere sono i cittadini dell'Isola che corrono in piazza portando coperte, bevande calde e aprendo le loro case ai naufraghi.

E' la volta poi della capitaneria di porto, che gia' 27 minuti dopo l'urto sugli scogli chiedeva via radio alla sala comando della Concordia se la crociera procedeva regolarmente.
Capitaneria allertata dai carabinieri di Prato, dopo che un parente di un passeggero sollecitava la richiesta di informazioni. Lo specchio d'acqua antistante il naufragio in breve diventa un enorme formicaio di motovedette,
guardacoste, vigili del fuoco, elicotteri. Ma anche operatori specialistici, guardia di finanza, carabinieri, polmare, palombari della marina militare, Croce rossa, e navi da crociera che transitavano nello specchio d'acqua
antistante il disastro.

Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia, 15 mesi dopo il naufragio resta l'accusato numero uno. Dovra' rispondere di omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e danno ambientale. Schettino e' stato nel 2012 tra gli uomini piu' citati e non solo in Italia. A partire dalla frase che fece il giro del mondo in poche ore: "Schettino e' un ordine, torni a bordo, ca..o!". Era la voce alterata al telefono del capitano di fregata Gregorio De Falco, l'ufficiale che la sera di quel tragico 13 gennaio era al comando della sala operativa della Capitaneria di Porto di Livorno. Il secco e perentorio 'invito', in breve si trasforma nel tormentone piu' cliccato della rete.

Ma lo scambio telefonico quella notte fu ancora piu' drammatico. Quando dalla sala comando della capitaneria viene accertato che Schettino non e' piu' a bordo, De Falco gli urla: "Guardi Schettino che lei si e' salvato forse dal mare ma io le faccio passare l'anima dei guai". Una conversazione il cui epilogo e' altrettanto noto con De Falco che intima a Schettino: "Vada abordo, e' un ordine. Lei non deve fare altre valutazioni, ha dichiarato l'abbandono nave, adesso comando io, lei vada a prua, risalga sulla nave e vada a coordinare i soccorsi. Ci sono gia' dei cadaveri".

Fonte AGI