FRANCESCO MARINARI (twitter: @framar1977)
MATTEO ALFIERI

Isola del Giglio, 13 gennaio 2013 - Ecco le ultime fotografie, mentre erano ancora in vita, di una coppia di turisti americani morti sulla Costa Concordia la sera del naufragio, il 13 gennaio 2012. Foto scattate per caso da un altro passeggero che si è salvato, Carlos Caballa. Una testimonianza che lascia sotto choc quella che, a un anno dalla tragedia costata la vita a trentadue vittime, mostra a Lanazione.it lo stesso Carballa, spagnolo, che sulla Concordia cercava momenti di relax. Lì invece ha vissuto il peggior incubo della sua vita, salvandosi nuotando nel mare gelido. E fotografando per caso, nei momenti del naufragio, gli ultimi minuti della coppia americana ancora in vita.

I DUE TURISTI E LA FOTO DEGLI ULTIMI MOMENTI PRIMA DI MORIRE - Sono Barbara e Gerald Heil. Erano sulla Costa Concordia per la crociera dei loro sogni, il viaggio nel Mediterraneo, il tour in Europa. Venivano dal Minnesota, da White Bear Lake, una località a un centinaio di chilometri a nord est di Minneapolis. Dal freddo dell'inverno del Minnesota al tepore del Mediterraneo: una gita programmata da una vita. In quel tour, su quella nave, Barbara e Gerald Heil hanno trovato la morte. E la foto scattata da Carlos Carballa tenta almeno in parte di ricostruire come la coppia sia morta. Nello scatto, si vedono moglie e marito in fila per prendere la scialuppa di salvataggio. Sembrano tranquilli, la fila è ordinata, ognuno sta aspettando il suo turno per salire. Entrambi hanno i giubbotti di salvataggio. L'uomo ha indosso un cappello. Cosa è successo dunque tra quella foto e la tragica morte dei coniugi del Minnesota? La scialuppa potrebbe essersi rapidamente riempita di persone, tanto da costringere i due a cercare un'altra imbarcazione dove salire. Ma è solo una delle ipotesi. I corpi dei due turisti sono stati ritrovati all'interno della nave.

LA STORIA DI CARLOS CABALLA: DORME IN MACCHINA PER ESSERE ALLA CERIMONIA AL GIGLIO - Carlos Caballa, a un anno esatto dalla tragedia, piange, in una domenica di grande tristezza per l'Isola del Giglio, che ha ricordato i due morti senza dimenticare anche le due persone mai più ritrovate. Ha voluto essere presente, ma non trovando alberghi ha passato il sabato notte nella sua auto, svegliandosi poi di prima mattina e raggiungendo la zona delle celebrazioni. Caballa, originario della Galizia, lavora in Spagna in ambito musicale. E' un deejay di musica latina e aveva scelto la crociera maledetta per un periodo di relax da solo. "Ho sentito subito il colpo - dice - C'è stata paura anche se molti erano tranquilli". L'uomo ha avuto la prontezza di scattare decine di foto dentro la nave mentre quest'ultima si inclinava. Si vedono i cestini dei rifiuti rovesciati, le miriadi di piatti caduti a terra, ma soprattutto persone che scattano foto ricordo proprio dopo l'urto.

CINQUEMILA CHILOMETRI DALLA SPAGNA AL GIGLIO - Caballa è tornato una prima volta al Giglio quaranta giorni dopo la sciagura, ai primi di marzo, con il suo furgone. Ha voluto ripercorrere tutta la tragedia. "Ho cercato una scialuppa ma poi ho dovuto buttarmi mentre la nave si inclinava - racconta - Le luci ancora accese illuminavano il mare e mi hanno guidato fino agli scogli. Non avevo freddo, il mare dell'Atlantico, sulle cui rive vivo, è molto molto più freddo". Fu accolto in una struttura della diocesi a Giglio Castello insieme ad altre centinaia di naufraghi. Non aveva più niente e i vestiti erano fradici. Indossò solo una tovaglia, riscaldandosi ai termosifoni. Non vuole parlare di Schettino o di cosa è accaduto: "La legge farà il suo corso".

NON VOLLE LASCIARE IL SALVAGENTE: "LA MIA VITA" - Non volle più lasciare il salvagente con cui era arrivato a terra. Solo tornando in Spagna, all'aeroporto di Roma, dopo il naufragio, la polizia non consentì che lo portasse sull'aereo. A quel punto, dopo una trattativa durata decine di minuti, lo abbandonò. "Ma nel primo ritorno al Giglio a marzo 2012 riuscii ad averne un altro da una signora che aveva conservato quelli dei naufraghi che aveva accolto". Quel tipo di salvagente rappresenta letteralmente la mia salvezza, non voglio più lasciarlo.

LA SCHEDA DI MEMORIA E LA CHIAVE DELLA CABINA - Caballa ebbe la prontezza di andare in cabina per recuperare il denaro e pochi effetti personali. Portò la macchina fotografica, che si rovinò ovviamente in acqua. Non la scheda di memoria, che rimase con il suo contenuto di foto che ora possono essere preziose anche per i parenti di Barbara e Gerald Heil. E che possono fare luce su cosa accadde dentro la Costa Concordia. Lo spagnolo conserva gelosamente anche la chiave della cabina della Concordia, chiave fatta a scheda magnetica. "Su Ebay vendevano schede della nave a 250euro una settimana dopo il disastro", dice disgustato l'uomo.

La sua preziosa testimonianza fatta di decine di foto è lì, a mostrare il dramma. Il salvagente è a casa, a Madrid. Lo ha sistemato su un manichino, che ha vestito con gli stessi abiti che aveva al momento del naufragio. "Quando quella signora mi ha ceduto il salvagente - dice - ecco, è stato lì che ho pianto per la prima volta in tutta la tragedia".