Grosseto, 1 febbraio 2012 - ORE e ore di estenuante faccia a faccia tra gli inquirenti e il capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini. L’operation manager che la sera del naufragio parlò ripetutamente al telefono col comandante Schettino, è arrivato al Comando provinciale dei carabinieri ben prima dell’ora — le 14 — stabilita per l’inizio dell’interrogatorio.

Poco dopo le 14 sono arrivati i pubblici ministeri Stefano Pizza, Alessandro Leopizzi e Maria Navarro. Sentito come persona informata sui fatti, Ferrarini ha ricostruito quella tragica sera nei minimi dettagli. Molti i punti da chiarire. I ritardi nell’attivazione della procedura di emergenza, l’abbandono della nave da parte dello stesso Schettino e, soprattutto, la mancata informazione ai passeggeri oltre che l’usanza dell’inchino. La sua posizione, di fatto, Ferrarini l’ha già chiarita in tre pagine di comunicato dove ha ricostruito i contatti avuti con Schettino e con la Capitaneria di porto di Livorno.

«Durante la crisi — ha spiegato l’operation manager — non ricordo il momento esatto, il comandante chiede di condividere con me la posizione da tenere con l’autorità. Asserisce di avere l’intenzione di dichiarare che la nave aveva prima subito un black-out dopo avere urtato un basso fondale. Ho rifiutato immediatamente». Ferrarini ha sottolineato, inoltre, che «durante il susseguirsi degli accadimenti, il comandante non mi ha fatto intendere la gravità della situazione. Sia con il tono relativamente tranquillo, sia con l’apparente sicurezza di andare all’ancoraggio». All’interrogatorio erano presenti anche il comandante provinciale dell’Arma, Rocco Carpenteri e il capitano di vascello Gregorio De Falco, che intimò a Schettino di tornare sulla nave per coordinare i soccorsi.
 

L’AD di Costa, Pierluigi Foschi, è invece tornato a ribadire l’importanza di analizzare la scatola nera. «Non sappiamo chi ha dato l’ordine di evacuare la nave — ha sottolineato Foschi —. Siamo invece certi della sequenza degli ordini che sono stati dati a bordo prima». I pm si sono concentrati sulla ricostruzione delle numerose telefonate intercorse tra Ferrarini e Schettino a partire dalle 21.57. Intanto ieri l’ufficiale medico della Concordia, Gianluca Marino Cosentino, ha dichiarato che «Schettino non era lucido, era molto scosso e il coordinamento dei soccorsi da parte sua non c’è stato». Il Codacons ha chiesto di nuovo che Schettino venga sottoposto all’alcoltest.