Isola del Giglio, 25 gennaio 2012 - Emergono nuovi dettagli dalle testimonianze sul naufragio della Costa Concordia. Tanti pezzi di un puzzle che gli inquirenti dovranno ricostruire per arrivare alla verità di quel 13 gennaio. Chi c'era in plancia, come venne decisa la manovra di accostamento al Giglio, cosa accadde dopo l'impatto. Oltre alle telefonate intercettate del comandante Schettino, al vaglio degli investigatori ci sono i racconti dei membri dell'equipaggio, trascritti nei verbali degli interrogatori.

 "ECCO CHI C'ERA IN PLANCIA QUELLA SERA" - L'interrogatorio dell'ufficiale Silvia Coronika (LEGGI IL VERBALE)

Al momento della manovra di ''accostata'', la sera del 13 gennaio scorso, nella plancia di comando della
Costa Concordia c'erano ''il timoniere Jacob Rusli, il primo ufficiale di guardia Ciro Ambrosio, un secondo ufficiale di coperta, Salvatore Ursino, che stava affiancando il primo ufficiale Ambrosio in vista del cambio che
sarebbe avvenuto a Savona, l'allievo di coperta Stefano Iannelli'' oltre a Silvia Coronika, terzo ufficiale della Concordia. E' lei stessa a ricostruire , nella sua testimonianza ai magistrati che indagano sul naufragio, chi era
presente in plancia precisando che verso le 21.30 ''sale in plancia il maitre d'hotel, tale Antonello (probabilmente Tievoli, ndr) che ha casa all'Isola del Giglio e dopo pochi minuti ci ha raggiunto anche il comandante
Schettino e subito dopo l'hotel director Manrico Giampedroni''.
Silvia Coronika dice ancora che sono rimasti tutti quanti li' fino al momento della collisione. Il comandante Francesco Schettino sarebbe salito in plancia a circa 4/5 miglia dall'Isola del golfo ed ''ha quasi subito disposto
l'inserimento della navigazione manuale perche' - dice ancora la Coronika - bisogna eseguire un'accostata a dritta per cambiare rotta''.
Silvia Coronika precisa anche che in plancia vi erano, quindi, persone ''non preposte ai servizi relativi alla condotta della navigazione tra cui l'hotel director che chiedeva che isola era, il maitre che chiacchierava, insomma
disturbavano le manovre con un conseguente calo di attenzione''. Il terzo ufficiale aggiunge anche che ''seppur prevista dalla pianificazione della navigazione una rotta cosi' vicina alla costa del Giglio mai prima era stata
effettuata, questa volta il comandante aveva deciso di fare cosi' avvicinandosi cosi' tanto''. ''Nessuno di noi ha manifestato al comandante perplessita' sul pericolo di avvicinarsi troppo con una nave del genere alla costa.
D'altra parte - aggiunge - e' avvenuto tutto in un attimo''.

"SCHETTINO NON ERA IN GRADO DI PRENDERE DECISIONI" - L'interrogatorio dell'ufficiale Martino Pellegrini (Leggi il verbale)

Appena saputo che la sala macchine era allagata, ''ho chiesto al comandante (Schettino, ndr) che cosa avrebbe dovuto fare il personale di macchina ma il comandante non mi ha risposto. Qui ho capito che non era in grado di prendere delle decisioni. Ho dato io il comando alla macchina di evacuare''. Queste il racconto dell'addetto alla sicurezza Martino Pellegrini. ''Ho preso per un braccio il comandante Kristidis (secondo comandante di Schettino, che avrebbe però dovuto assumere questo incarico il 14 gennaio - ndr) e gli ho detto di dire al Comandante di andare avanti con l'allarme generale. Kristidis l'ha fatto - ha aggiunto Pellegrini - e il comandante ha dato un cenno di consenso. Subito dopo il Trainer Officer ha schiacciato il pulsante di allarme generale''.

 

 "HO VISTO IN PLANCIA TUTTI GLI UFFICIALI" - L'interrogatorio del timoniere Jacob Rusli Bin (Leggi il verbale)

Jacob Rusli Bin è l'uomo che era al timone mentre il comandante "puntava" lo scoglio. Bin riferisce che quella sera non ha mai visto Schettino bere alcolici in plancia e ammette: "Non ricordo se il comandante ha contattato la Guardia Costiera dopo l'urto. Io sono rimasto al timone e ho visto salire in plancia tutti gli ufficiali". 

 

"L'INCHINO? UNA PRASSI. LA COSTA E LA CAPITANERIA SAPEVANO" - L'interrogatorio dell'ex comandante Mario Terenzio Palombo (Leggi il verbale)

"Quell'inchino non era per me". Lo ha ribadito più volte in questi giorni l'ex ammiraglio Palombo. Nell'interrogatorio ammette che il passaggio sotto costa "era una prassi". Non c'è stato soltanto l'inchino del comandante Schettino: dal 2007 al 2011 i ''saluti ravvicinati ad andatura ridotta'' al Giglio, come li chiama Palombo, sono stati quattro, ''concordati con la Capitaneria di Porto e la società armatrice''. Nessuno di questi saluti ''è avvenuto sotto il comando di Schettino'' e l'ultimo transito ''è stato il 14 agosto 2011 su accordo della Compagnia con il sindaco del Giglio, con la mia intermediazione''. Ma non solo: ''preciso che - prosegue Palombo - il passaggio ravvicinato davanti a Giglio porto era, negli altri casi, gia' stato precedentemente inserito nel programma di viaggio messo a disposizione dei passeggeri alla voce 'navigazione turistica".

 

"COSTA AVVERTITA SUBITO DOPO L'URTO" - Il racconto del vicecomandate Ciro Ambrosio

Il comandante della Concordia Francesco Schettino chiamò il responsabile dell'unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, ''immediatamente dopo l'urto''. Lo conferma Ciro Ambrosio, primo ufficiale di plancia, in una dichiarazione resa agli investigatori prima che venisse iscritto nel registro degli indagati. Ambrosio ricorda che anche dopo aver abbandonato la nave e aver raggiunto gli scogli trovò Schettino ''che comunicava con la capitaneria di porto e il Pda'', cioè Ferrarini.
 

 

"GLI INCHINI ERANO SEMPRE PIU' VICINI ALLA COSTA" - Le dichiarazioni dell'ufficiale Alberto Fiorito (LEGGI IL VERBALE)

Le ''accostate'' al Giglio erano frequenti e sempre più vicine: ogni volta che accadeva in sala macchine ''si vibra''. E ''ad ogni passaggio vibravamo sempre di piu''. A dirlo, ascoltato dagli inquirenti, è Alberto Fiorito, ufficiale di guardia in macchina sulla Costa Concordia. ''Negli ultimi quattro passaggi ci siamo 'inchinati' al Giglio per tre volte passando sempre piu' vicino perche' in sala macchine, più basso è il fondale e più si vibra, e ad ogni passaggio vibravamo sempre di piu''.

 

"SALTAI SULLA LANCIA CON SCHETTINO" - La testimonianza dell'allievo ufficiale Stefano Iannelli

''Io e il capo macchina siamo saltati sul tetto della lancia dove poco prima era saltato anche il comandante Schettino''. Lo dice l'allievo ufficiale di coperta Stefano Iannielli agli investigatori ricostruendo l'abbandono della Concordia. ''Siamo saltati perché la nave aveva avuto un improvviso ulteriore sbandamento'' e ''avevamo sentito collassare le vetrate'' come se ''la stessa si stesse ribaltando''. Sulla lancia ''Schettino dava ordini confusi'' e ''giunti allo scoglio è rimasto lì''.  Poi aggiunge: ''Mi sembra che il primo maitre abbia chiamato al cellulare il Comandante Schettino ed abbia poi passato il telefono al Comandante. Ho capito che la conversazione riguardava il 'saluto' e il comandante Schettino chiedeva al comandante Palombo 'ma c'è acqua, posso venire?' e la risposta fu 'sì, vieni pure non c'è problema'. Mi sembra di aver capito che Palombo non fosse presente sull'isola''.

 

"SCHETTINO ERA ALL'ASCIUTTO SULLO SCOGLIO" - La testimonianza del comandante Dimitrios Christidis

 Dimitrios Christidis avrebbe assunto l'incarico di secondo comandante della Costa Concordia il 14 gennaio, all'arrivo nel porto di Savona: la sera del naufragio era dunque ''un comune passeggero'', ma ha partecipato con gli altri membri dell'equipaggio alle operazioni di soccorso, fino a quando si è gettato in mare a causa dell'inclinazione della nave. Raggiunta a nuoto la scogliera vi ha trovato il comandante Francesco Schettino, ''perfettamente asciutto a differenza di me che ho raggiunto a nuoto la scogliera ed ho cercato di aiutare i naufraghi a salire sugli scogli stessi''. E' quanto dichiara agli inquirenti lo stesso Christidis, sentito come testimone lo scorso 14 gennaio.

 

"INCHINO PROGRAMMATO" - Il racconto del comandante in seconda Roberto Bosio (LEGGI IL VERBALE)

L'inchino al Giglio ''era programmato''. Lo conferma il comandante in seconda della Concordia, Roberto Bosio, nell'interrogatorio davanti ai pm. ''La rotta diretta da Civitavecchia a Savona - mette a verbale - sarebbe stata un'altra, comunque non cosi' vicina all'isola del Giglio. Era programmata questa navigazione turistica, concepita allo scopo di consentire ai passeggeri di ammirare le zone costiere presenti sulla tratta della crociera''. 

 

"GIAMPEDRONI DISSE DI NON INDOSSARE I GIUBBOTTI DI SALVATAGGIO" - Il racconto di Guido Auriemma

 "Manrico Giampetroni, il commissario di bordo salvato dopo 36 ore dalla nave Concordia dove era rimasto bloccato con una gamba spezzata, nelle concitate fasi dopo l'urto con lo scoglio, disse ad alcuni membri dell'equipaggio di non indossare i giubotti salvagente ''per non allarmare le persone a bordo''. A riferirlo ai magistrati è Guido Auriemma, che a bordo della Concordia si occupava della contabilità delle merci destinate alle cucina. ''Verso le 21.30 mi trovavo a poppa al ponte zero, in cambusa racconta - ricordo che improvvisamente sentii un primo forte movimento e sono andate via le luci, poi tornavano le luci e sentii un altro colpo molto forte e vidi volar via computer ed altri oggetti...siamo stati un po lì e poi mi sono spostato al ponte zero e sentivo i motori della nave fermi e la nave stessa che si inclinava...così sono salito al ponte 4''. Qui, prosegue, ''vedevo i restanti membri dell'equipaggio che avevano già indossato i giacchetti di salvataggio'' e ''sentivo il direttore d'albergo Manrico Giampetroni che diceva all'equipaggio di non indossare i giacchetti per non allarmare le persone a bordo''.

"NON ABBIAMO PIU' IL CONTROLLO DELLA NAVE" - Il racconto di Giuseppe Pilon (LEGGI IL VERBALE)