Isola del Giglio, 17 gennaio 2012 - "Parlare di 15-20 dispersi forse e' un numero abbastanza piccolo''. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Grosseto, Francesco Verusio, che indaga sul naufragio della Costa Concordia, avvenuto venerdi' scorso e in cui sono morte almeno sei persone. Il procuratore e' intervenuto alla trasmissione del Gr1 'Radio anch'io'.

''Le operazioni di salvataggio - ha detto il pm rispondendo alla domanda sul perche' non c'e' ancora incertezza sul numero dei dispersi - sono state confuse e concitate, come puo' avvenire in certe situazioni. Contare le oltre 4000 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio una ad una non e' un'operazione facile, ci possono essere persone che arrivate a terra hanno raggiunto le famiglie, altre possono essere state raggiunte dai familiari e non essere state censite'', ha detto Verusio.

Il procuratore ha parlato anche della posizione del comandante Francesco Schettino. ''Al momento le accuse sono di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di nave. Rischia fino a 15 anni di carcere''.

Si aggrava dunque la posizione di Francesco Schettino, accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di nave. L'uomo, sottoposto a fermo di pg, si trova nel carcere di Grosseto, e stamattina alle 11 verra' sottoposto all'interrogatorio di garanzia nell'ufficio del gip, per la conferma dell'arresto.

Per ora gli indagati sono due: oltre a Schettino, e' indagato il primo ufficiale in plancia Ciro Ambrosio, denunciato in stato di liberta'. Ma non si esclude che il numero degli indagati aumenti nelle prossime ore.

''Valuteremo eventualmente le posizioni di altre persone dopo l'udienza di convalida di Schettino'', ha detto ieri sera il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio. Schettino, che si e' detto
''affranto e addolorato per le vittime'', ha annunciato che rispondera' a tutte le domande.

 A suo carico ci sono accuse pesanti, emerse dall'inchiesta della Guardia Costiera di Livorno. L'avvicinamento della Costa Concordia al porto dell'Isola del Giglio non sarebbe stata decisa dal comandante Francesco Schettino, ma sarebbe frutto del caso.

Viene smentita cosi' la versione fornita dal comandante che per bocca del suo legale aveva detto che si era avvicinato intenzionalmente alla costa per evitare un naufragio in mare aperto e salvare
cosi' vite umane.

Secondo quanto emerge, invece, i locali motore erano invasi dall'acqua e non piu' funzionanti e l'imbarcazione sarebbe stata trasportata sulla costa dalle correnti. Sempre nell'ambito dell'inchiesta
della Guardia Costiera emerge che l'evacuazione e' iniziata alle 22.45, quindi 13 minuti prima della comunicazione di 'abbandono nave' lanciata dal comandante alla Capitaneria di Porto e fissata
alle 22.58. Membri dell'equipaggio avrebbero quindi assunto la decisione in autonomia, quasi 'ammutinandosi', avendo compreso la gravita' della situazione.

Nelle registrazioni telefoniche acquisite dalla Procura di Grosseto, poi, ci sono delle comunicazioni tra l'ufficiale della Guardia Costiera di Livorno e il cellulare del comandante Schettino.  Quest'ultimo avrebbe prima detto di essere sulla nave a coordinare i soccorsi, poi (intorno a mezzanotte e mezzo) si sarebbe fatto scappare una frase in cui dichiara di non poter piu' risalire sulla nave, ammettendo quindi di essere sceso.

A quel punto, e' l'1,46 della notte tra venerdi' e sabato e le operazioni di salvataggio erano ancora in corso, l'ufficiale della Guardia costiera intima con tono risoluto a Schettino di risalire
immediatamente sulla nave e di coordinare i soccorsi; il comandante replica dicendo che obbedira', ma secondo testimonianze non lo avrebbe mai fatto, restando sempre a terra.