Grosseto, 13 agosto 2011 - A voler essere precisi, sarebbe in ferie, solo che — un po’ il meteo che ci mette lo zampino un po’ l’inesperienza di chi sale su una barca e pensa che sia sufficiente accendere il motore per navigare — gli ultimi due giorni li ha trascorsi soprattutto a eliminare situazioni di potenziale rischio per i natanti e le persone. E benché lui la ritenga una cosa «normale», perché di lavoro fa il maresciallo della Guardia costiera, il suo intervento è stato evidenziato ed elogiato anche dai cittadini testimoni dei fatti: «E’ stato un gesto eccezionale — dice uno di loro — che, oltre a evidenziare i meriti del singolo militare, ha fatto onore all’intera Guardia costiera italiana».

 

A restare impresso è stato soprattutto il primo dei due interventi compiuti dal maresciallo Massimo Auriemma, 36 anni, in servizio al Comando generale a Roma che stava trascorrendo alcuni giorni di ferie a bordo della sua barca con la quale, mercoledì, aveva attraccato a Cala Cannelle, all’Isola del Giglio. «Improvvisamente, intorno alle 20 — racconta il militare —, il vento di maestrale è rinforzato all’improvviso toccando punte di 25 nodi e molte imbarcazioni si sono trovate in difficoltà con gli ormeggi». Chi era a bordo, ha provveduto a rinforzarli, ma una barca a vela lunga oltre dieci metri era rimasta incustodita, perché il proprietario e i suoi ospiti (otto persone in tutto) avevano raggiunto il porto con il tender. Strappati gli ormeggi, l’imbarcazione se ne stava andando alla deriva in balìa di vento e onde. «Inizialmente ho provato a raggiungerla a nuoto — racconta Auriemma —, ma le condizioni di mare erano troppo rischiose, per cui sono risalito sulla mia barca sulla quale si trovava anche un amico e abbiamo seguito il natante raggiungendolo a circa un miglio e mezzo di distanza da dove era ormeggiato.

 

Sono riuscito a saltarci sopra e a mettere in moto il motore, benché non ci fossero le chiavi, e poi siamo rientrati tenendo affiancata questa barca alla mia fino all’arrivo del proprietario, ignaro di tutto fino a quando non gli abbiamo raccontato cosa fosse successo». E la barca (che di per sé ha un valore economico di circa 100mila euro e sulla quale c’erano pure tutti gli effetti personali e preziosi degli otto occupanti) è stata recuperata evitando che finisse contro altre e — soprattutto — togliendola dalla rotta di navigazione dei traghetti rappresentando un potenziale, altissimo rischio. «Per fortuna è andato tutto per il meglio — dice il maresciallo —, ma in ogni caso il mio è stato solo un gesto dovuto, perché noi militari abbiamo sempre il dovere di intervenire anche se fuori servizio. E chi, come me, presta servizio nella Guardia costiera deve sempre fare ciò che è nelle sue possibilità per tutelare l’incolumità di chi si trova in mare». E mentre pensa a questa esperienza, per inciso, ne racconta un’altra. «Anche stamani sono intervenuto per aiutare una persona in difficoltà. All’Isola d’Elba, marito e moglie su una barca di circa sei metri erano rimasti intrecciati in alcune cime di un porticciolo e stavano sbattendo contro altre barche. Li ho raggiunti e rimessi in navigazione».

Niente in confronto a ciò che aveva fatto il giorno prima, ma almeno si è tenuto in allenamento...