Grosseto, 11 marzo 2011 - Sono pronte a tornare in piazza. E intanto ieri le dipendenti ex Mabro hanno 'assediato' l’ufficio di Andrea Barontini per chiedere spiegazioni. Perché allo stabilimento tessile grossetano è scoppiato un altro caso e stavolta riguarda l’intenzione della proprietà di affidare a una ditta esterna, di Arezzo, la confezione di un migliaio di pantaloni nonostante l’azienda abbia in cassa integrazione straordinaria 14 operaie addette alla stessa mansione: un particolare che rischia di far saltare la stessa cassa integrazione, visto che uno dei requisiti previsti per la concessione dell’ammortizzatore sociale riguarda proprio la mancanza di lavoro per l’organico.

 

''Nell’incontro con i dirigenti, nella sede di Confindustria Grosseto, abbiamo chiesto se fosse vera l’intenzione di affidare all’esterno il nostro lavoro — spiega Manola Mengozzi, Rsu Cgil — e gli stessi dirigenti l’hanno ammesso. Si tratta di circa mille pantaloni: 530 subito, gli altri fra qualche giorno. Ci hanno spiegato che non si tratta di risparmiare sui costi, ma della necessità di realizzare l’ordine nei tempi previsti. Peccato che così rischi di saltare la cassa integrazione. Abbiamo proposto di far rientrare le altre 14 colleghe del reparto pantaloni che sono a casa: quel che non riusciamo a fare a pieno organico, possono affidarlo all’esterno''.

 


Proposta che però Andrea Barontini non avrebbe accettato. Per questo ieri, dopo l’assemblea dei lavoratori, le dipendenti hanno chiesto un incontro con il capo. Un assedio fuori dall’ufficio finché il colloquio non è stato concesso. E i toni non sono stati esattamente pacati. ''Non sapevano che corriamo il rischio di perdere la cassa integrazione — spiega ancora Mengozzi — e ora occorre trovare una soluzione''. La 'trattativa' è proseguita fino a tarda sera: pare che una parte della commessa sia stata ritirata. In ogni caso, questa mattina è convocata un’altra assemblea dei lavoratori: le Rsu annunciano che proporranno di organizzare, per la stessa giornata di oggi, una manifestazione nel centro di Grosseto. «Vogliamo parlare con il sindaco Bonifazi e con il presidente Marras. Vogliamo garanzie, perché in questo caso la responsabilità della cassa integrazione è tutta dell’azienda. C’è anche un altro problema: non ci pagano. Chi sta a casa riceverà il primo anticipo sulla cassa integrazione solo ad aprile, mentre chi lavora non ha ancora avuto lo stipendio''.