Grosseto, 8 ottobre 2010 - La voglia di riconsegnare a piazza della Palma quel ruolo di centralità (se non tutto, almeno la parte che merita) che ha avuto nella fase embrionale dello sviluppo del tessuto urbano e la necessità di difendere l’importanza del centro commerciale naturale uscito indenne dal susseguirsi di mode e tempi ma adesso colpito e ferito dai centri commerciali artificiali, quelli esistenti e quelli che dovranno arrivare. E’ dall’incontro fra queste due aspirazioni che un gruppo di professionisti esperti in urbanistica e l’Ascom hanno sposato la stessa idea, quella di sottrarre una delle piazze della città più cariche di storia al ruolo di luogo di transito e parcheggio per trasformarla (anzi, ritrasformarla) in luogo di aggregazione. Un’aspirazione che si è trasformata in un progetto 'light' in tutti i sensi, a sentire chi l’ha commissionato — l’Ascom — e chi ha portato su carta quell’idea. "Ha un costo sostenibile, perché è l’ora di finirla con progetti faraonici — dice Massimo Felicioni, architetto, fulcro dell’iniziativa —, e propone strutture senza alcun impatto invasivo: niente scavi, niente opere murarie, tutto rimovibile e solo appoggiato sulla pavimentazione esistente". E per di più, in movimento. Sì, perché sei delle sette strutture ipotizzate possono ruotare su se stesse offrendo ogni volta una visuale diversa. Non a caso, infatti, la riqualificazione dell’area passa con il titolo 'Una piazza in movimento'.

 


A vederla oggi non si direbbe, ma piazza della Palma è la culla della città, la zona dove tra il VII e l’VIII secolo sorsero i primi insediamenti che lasciarono le spore per la nascita del futuro aggregato urbano. Un villaggio che gli scavi condotti tra il 1998 e il 2005 dall’Università di Siena e dalla Soprintendenza archeologica, sotto la guida di Carlo Citter, riportarono alla luce consentendo di aggiungere pagine di storia al libro della città. Capanne erano e capanne, seppur moderne negli elementi e anche nella visone d’insieme, potrebbero tornare. Sette strutture con metratura variabile che possono essere utilizzate in modi diversi, da una più semplice «sala» a servizio delle attività commerciali presenti sulla piazza (ristoranti, pubblici esercizi) oppure per esposizioni di prodotti tipici, o magari come punto esterno del museo di storia naturale. O, ancora, come luoghi al servizio dei turisti gestiti dalle Istituzioni. Provincia, Apt, Comune e anche — visto che da parte sua ha già manifestato interesse — Camera di commercio. Il 'contenuto', insomma, tutto sarà tranne che un problema, e anche il contenitore, di problemi, sembra presentarne uno solo: la volontà di realizzarlo. «E’ un progetto interessante — dice l’assessore comunale Daniele Capperucci — che di sicuro trova i consensi dell’amministrazione". Un primo passo, ma è pur vero che c’è qualcosa di più importante da trovare: i soldi.


"Noi siamo ottimisti — dice Paolo Regina, direttore dell’Ascom — e crediamo che questo progetto sia in grado di autofinanziarsi". Il ragionamento di Regina è difficile da controbattere: "Per ridurre la minaccia che arriva dai centri commerciali artificiali noi dobbiamo rispondere con la qualità del servizio reso dal commercio tradizionale e con il confort, la suggestività del centro storico. Shopping, cultura e punto di riferimento per i turisti: questo è quello che il progetto di riqualificazione di piazza della Palma intende fare".
 

 

La palma resta, eccome se resta. "E’ li dal 1700 — ricorda Felicioni —, è un marchio di fabbrica e sarà il testimone della volontà di difendere l’identità storica della piazza".  Certo, c’è da lavorare. Intanto una piazza-salotto non può permettersi di avere auto, né in transito né in sosta. "Ma questo potrebbe non essere un problema — dice Capperucci —, perché proprio in questi giorni stiamo elaborando il nuovo Piano della mobilità, per cui potremmo già inserire una previsione del genere". Uscire a fare due passi nell’'antico villaggio' del ventunesimo secolo. Stai a vedere che succederà davvero.