Grosseto, 11 febbraio 2010 - "Hanno promosso, costituito ed organizzato un’associazione allo scopo di commettere plurimi e indeterminati delitti di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nonché di trasporto di rifiuti speciali pericolosi, senza il rituale formulario o con formulario contente dati incompleti o inesatti, oppure usando falsi certificati di analisi durante il trasporto". E’ un passo dell’ordinanza di custodia cautelare con cui sono stati arrestati i vertici della 'Agrideco' di Scarlino: il presidente Stefano Rosi, il vice Luca Tronconi e due membri del consiglio di amministrazione Federico Lattanzi e Paolo Meneghetti e il collaboratore Giovanni Consiglio, 47 anni di Livorno.

 

Ai primi quattro viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali. Oltre al falso ideologico. Rosi, Meneghetti e Lattanzi vengono descritti dal giudice per le indagini preliminari, Pietro Molino, come coloro che "prestavano la propria opera di intermediazione tra tutti i soggetti coinvolti nell’affare, tenendo contatti anche con i collaboratori di questi ultimi e reperendo mezzi e uomini necessari, stabilendo o concorrendo a pattuire il prezzo dei trasporti e delle altre operazioni, individuando inoltre le destinazioni a cui avviare i rifiuti, assegnando codici fittizzi e fornendo in generale assistenza e consulenza".

 

Insomma il perno su cui sarebbe girato tutto il traffico illecito dei rifiuti speciali messo sotto inchiesta con l’operazione 'Golden Rubbish', condotta anche dal Noe dei carabinieri di Grosseto, comandato dal capitano Florindo Rosa. Tra gli episodi riportati nell’atto del Tribunale vengono citati "plurimi trasporti di rifiuti speciali pericolosi, nonché di rifiuti speciali non pericolosi (miscugli contenenti almeno un rifiuto pericoloso, oppure fanghi e residui di filtrazione prodotti dal trattamento dei fumi) — si legge a pagina 7 — indicando nel formulario dati incompleti o inesatti, oppure facendo uso durante il trasporto di certificati falsi". Un altro episodio ricordato nell’ordinanza è quando nell’impianto di stoccaggio e trattamento dell’Agrideco sarebbero stati ricevuti "rifiuti speciali pericolosi (terra e rocce contenenti sostante pericolose) per circa 346 tonnellate all’anno provenienti dalla bonifica dell’area di servizio Agip Versilia est di Pietrasanta, omettendo così il conferimento in siti autorizzati". Rosi, Lattanzi e Tronconi sono accusati anche di avere svolto "attività non consentita di miscelazione di categorie diverse di rifiuti speciali pericolosi (gas in bombolette) con rifiuti non pericolosi". E’ proprio dallo scoppio di alcune bombolette spray che venivano trattate nell’impianto di Agrideco, che il 26 giugno giugno si originò l’incendio in cui perse la vita l’operaio dell’impresa scarlinese Martin Doru e rimase seriamente ferito il collega Mario Cicchiello.

 

Episodio da cui sono scattate tutte le indagini sulla Agrideco e per cui Rosi e Tronconi, insieme a Marco Calisti, quale responsabile del servizio prevenzione e protezione, sono indagati per omicidio colposo, lesioni personali e incendio colposo. Nell’aula gip del Tribunale di Grosseto oggi sono in programma gli interrogatori di garanzia di tre degli indagati dell’operazione 'Golden Rubbish' i quali probabilmente si avvarranno della facoltà di non rispondere.