{{IMG_SX}} Grosseto, 24 settembre 2009 - Venti anni di reclusione e cinque di ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario. E’ la condanna emessa ieri dal giudice per le udienze preliminari, Pietro Molino, nei confronti di Francesco Serreti, l’ex infermiere romano di 66 anni accusato di avere ucciso la vicina di casa, Gabriella De Simoni 68 anni, e ferito Marianna Dondolini di 33, in località 'Case Dondolini' nel comune di Santa Fiora.

 

Dopo poco più di mezz’ora di udienza, in cui si è tenuta l’arringa del legale della difesa, l’avvocato Massimiliano Arcioni, e altri venti minuti di camera di consiglio, poco dopo mezzogiorno e trenta il Gup ha letto in aula la sentenza. Serreti, rinchiuso dietro le sbarre dal 12 maggio dello scorso anno, giorno in cui si è consumato il delitto, è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario, tentato omicidio e porto illegale di armi e gli è stata riconosciuta la seminfermità di mente: un disturbo paranoico che avrebbe limitato la sua capacità di intendere e di volere. Conclusione questa cui sono giunti, seppur con sfumature diverse, sia il perito del tribunale, Roberto Paterniti, che il consulente della difesa, Giovan Battista Traverso. Di altro avviso era stato l’esperto di parte civile, Carla Niccheri-Gineprai, che invece aveva evidenziato la lucida volontà omicida. Il giudice ha anche riconosciuto cinquantamila euro di provvigionale per ciascuna delle cinque parti civili costituite: i tre figli della vittima Elena, Ranieri e Gherardo Maria (questi ultimi due ieri presenti in aula) e il marito Giorgio e altri cinquantamila euro per Marianna Dondolini, l’amica della donna morta, ferita dallo stesso Serreti.

 


"Siamo soddisfatti - ha commentato l’avvocato Francesca Cima, legale che ha assistito i figli e il marito della vittima - perché è stata accolta la richiesta della pubblica accusa. Anzi per quanto riguarda il ricovero in ospedale psichiatrico, gli anni sentenziati sono cinque e non tre. Per i miei clienti si chiude se non altro questa prima fase, che è sempre stata scandita dalle date delle udienze. Attendiamo le motivazioni, ma comunque abbiamo già deciso di avviare il processo civile per la richiesta del risarcimento dei danni". Soddisfazione anche da parte della donna ferita, Marianna Dondolini, assistita in aula dall’avvocato Carlo Valle. "Una sentenza giusta - ha commentato l’avvocato Valle - anche per l’entità del ricovero nella struttura psichiatrica. Del resto noi non abbiamo mai contestato la seminfermità mentale".
 

Attenderà di leggere le motivazioni della sentenza - il cui deposito è previsto tra novanta giorni - l’avvocato difensore Massimiliano Arcioni. "Devo capire come si è giunti ai venti anni più cinque - ha spiegato al termine dell’udienza - di ospedale psichiatrico. Solo allora deciderò se è il caso di presentare ricorso alla Corte di Appello per chiedere una riduzione della pena".