{{IMG_SX}} Grosseto, 18 settembre 2009 - Tre condanne per il gazebo di 'Big Pizza'. Assolti i proprietari del locale, perché secondo il giudice Michele Addimandi il fatto non costituisce reato. Quattro mesi e dodicimila euro di multa, invece, per Rossana Chionsini e Stefania Radi, dipendenti del Comune, e per Monia Lenzi, architetto libero professionista che ha curato il progetto per i proprietari del locale. Pena sospesa per tutti.

 

Questo l’esito del primo processo (di primo grado) nato dalla vicenda dei gazebo sequestrati in città. Il pm Giuseppe Congiglio aveva chiesto la condanna per tutti: 12 mesi per i tecnici, 6 mesi per i proprietari. "Secondo il regolamento comunale una dichiarazione di inizio attività onerosa era sufficiente per l’installazione del manufatto", afferma l’avvocato Marco Calò, che ha difeso i proprietari del locale e quindi committenti dei lavori. Un manufatto "precario", salvo rinnovo della concessione, che durava un anno. "I miei assistiti hanno presentato la Dia - afferma Calò - e per un soggetto estraneo alla legge questo bastava, assolvendoli dall’accusa di concorso in abuso edilizio".

 

I dipendenti comunali, invece, avrebbero omesso il loro controllo di legittimità in merito al regolamento comunale. Il condizionale è d’obbligo, in attesa di conoscere le motivazioni del giudice, ma la condanna non può certo basarsi sul merito del regolamento, dato che, come sottolinea l’avvocato Nicola Tamburro, che ha difeso la Chionsini e che già pensa all’inevitabile ricorso in Appello, "il regolamento lo approvano i consiglieri comunali". Stessa situazione, al momento, per la Radi, difesa dall’avvocato Roberto Baccheschi. Per i tecnici si sarebbe in pratica trattato "di un’interpretazione giurisprudenziale di una norma" spiega l’avvocato Paolo Valiani, che ha difeso la Lenzi, "ma di certo un professionista privato - sottolinea riferendosi alla propria cliente - si affida a quanto dice il Comune". Dalle motivazioni della sentenza potrebbero però arrivare ulteriori chiarimenti sul ruolo che in tutto questo ha avuto il regolamento comunale, che è stato poi cambiato, ma al quale i proprietari dei gazebo comparsi in città e poi sequestrati addebitano i danni sopportati, per gli investimenti sostenuti in base a regole che si sarebbero dimostrate sbagliate. Già nei mesi scorsi alcuni di loro avevano annunciato azioni contro il Comune.