"Schettino e Costa paghino anche i danni causati al Giglio"

Processo Concordia, la richiesta dell’avvocato del ministero dell’Ambiente alla Corte di Appello

L’ex comandante Francesco Schettino

(FILES) This file photo taken on February 11, 2015 shows Costa Concordia's captain Francesco Schettino in the courthouse for his final declaration on the last day of his trial on February 11, 2015 in Grosseto.

Grosseto, 4 maggio 2016 - Seconda udienza fiorentina per il processo Concordia. Questa mattina davanti ai giudici della Corte di Appello è iniziato il turno delle parti civili. Il ministero dell’Ambiente, rappresentato dall’avvocato Patrizia Pinna, ha chiesto che Francesco Schettino – assente anche oggi – e Costa Crociere spa riparino interamente o paghino i costi necessari per rimediare ai danni ambientali all’isola del Giglio.

«Nella sentenza di primo grado il tribunale di Grosseto riconosce che c’è stato danno ambientale ma su questo non stabilisce alcuna condanna all’imputato Schettino e al responsabile civile Costa spa», ha detto in aula l’avvocato dello Stato, Patrizia Pinna. L’avvocatura dello Stato di Firenze ha chiesto il rigetto degli appelli di Schettino e della Costa, e la conferma della sentenza di primo grado: ma chiede l’aggiunta di una chiara condanna e del risarcimento per i danni ambientali all’isola del Giglio. Il tribunale, ha sottolineato l’avvocato Pinna, sanziona le perdite di vite umane, i feriti e i danni ingentissimi, «riconosce il danno ambientale, ma non emette una condanna, non c’è una sentenza pacifica» in tutti i suoi aspetti.

«Sono rimasti in secondo piano i gravissimi pregiudizi causati all’ambiente, valore protetto dalla Costituzione e da garantire con un alto livello di tutela». «Credo – ha proseguito l’avvocato Pinna – che la sentenza di appello dovrà tenere di conto anche di questo, dovrà dare attenzione alla tematica ambientale che il tribunale non ha approfondito a sufficienza».

Nella valutazione del danno e dei relativi costi da risarcire, ha ancora detto l’avvocato dello Stato, «il ministero dell’Ambiente non è in grado ora di effettuare una valutazione definitiva del danno ambientale», «tenuto conto che il relitto è stato rimosso non molto tempo fa» e che «lo smantellamento del cantiere sui fondali, nonché l’eliminazione delle strutture, pur prossima a terminare, non è ancora stata completata». Si torna in aula venerdì, sempre con la parola agli avvocati di parte civile.