Mercoledì 24 Aprile 2024

"Il futuro non si brucia", in duecento per dire no all’impianto a biomasse

La protesta a Roccastrada

I manifestanti contro le biomasse

I manifestanti contro le biomasse

Grosseto, 24 novembre 2014 - «Il futuro non si brucia! No alle biomasse!”. Questo, il motto della protesta contro le centrali a Biomasse, che si è svolta a Roccastrada, con l’iniziale ritrovo dei cittadini Domenica mattina (23Novembre 2014) nell’area di sosta “Il Terzo”. La manifestazione, organizzata dal comitato Val di farma, è iniziata alle 10.30 circa, passando dalla strada statale, via del Portoncino, Corso Roma per concludersi alle 12 davanti al palazzo del comune di Roccastrada. Una marcia di due Chilometri e mezzo, che ha visto la presenza di circa duecento partecipanti, tra cui cittadini del comune, medici di base, rappresentanti delle aziende agricole coinvolte e Grossetani esponenti del comitato Val di farma. Nel corso della protesta, sono state raccolte le ultime firme della petizione, che saranno presentate oggi in forma cartacea (Lunedì 24), in comune. Più di 2000 sono le adesioni raggiunte, un bel traguardo, anche se la battaglia non è ancora finita. La questione della centrale a biomasse di Roccastrada è soltanto la punta di un iceberg. Secondo le previsioni, anche altre località come Piombino, Monticiano e Massa Marittima, avranno una loro centrale a biomasse, e non solo. “Quello di Roccastrada è un problema grosso. Specialmente per le numerose aziende, che hanno investito nel territorio” dichiara un’esponente del comitato Val di farma “Ma non è l’unico fenomeno isolato. Il problema vero e proprio è la proliferazione delle centrali in tutta la Toscana. E’ stato fatto un accordo che prevede l’inserimento di 70 centrali da 1 Megawatt in tutta la regione, entro il 2015. E per di più, questo proliferare non è affatto gestito”. La legge, originariamente nata per aiutare le aziende agricole a smaltire i propri rifiuti producendo, allo stesso tempo, energia utile a soddisfare i bisogni dell’azienda, ha preso una piega differente da quella prevista, a seguito degli incentivi statali. Come dichiara un’altra esponente del comitato: “Gli incentivi hanno dato il via libera alla speculazione. E siccome la legge non è abbastanza organizzata, qualunque comune decida di inserire una centrale a biomasse nel territorio, lo fa come vuole e quando vuole. Ad esempio, il nostro comune aveva già dato l’ok nel 2012, senza che i cittadini fossero avvertiti. Anche il sindaco, che decanta il progetto come fiore all’occhiello per il territorio, non l’ha mai menzionato in campagna elettorale. Perché?”. Numerosi, quindi, i dubbi legati alla variante al piano strutturale, presentata dal comune in seguito alla campagna elettorale. Un progetto che prevede la creazione di un’area industriale nell’attuale bacino della cava del gesso, che sta creando un malcontento sempre più diffuso tra la popolazione. “La variante va a distruggere il territorio della cava per sempre. Territorio che, tra l’altro, ha l’obbligo del ripristino, una volta terminata l’estrazione. Eppure, con un buon ripristino, il bacino potrebbe ritornare a essere un parco. Abbiamo già una zona industriale che non funziona e per la quale il comune sta pagando un mutuo consistente. Si potrebbe sfruttare l’area industriale del Madonnino, invece di andarne a costruire una nuova”. Queste le richieste dei cittadini che, tra un commento e l’altro, si mescolano alla protesta degli esponenti delle varie aziende agricole, quali l’oasi Plasmon del Selvello, Poggio olivello e Località Venturi. Investimenti importanti sul futuro di un territorio, dedizione sacrale all’agricoltura, per chi ha fatto del biologico uno stile di vita, progetti a lungo termine che potrebbero andare in fumo, se viene meno una delle poche certezze del territorio Maremmano: la purezza dell’aria che respiriamo. Per quanto discordanti siano i pareri, riguardo i potenziali impatti ambientali delle nuove centrali a biomasse, il rischio dell’inquinamento esiste e non si limita al suolo del nostro comune. “Se la legge sarà applicata come previsto” dichiara uno dei manifestanti “l’intera regione Toscana sarà costellata di centrali a biomasse, alimentate a cippato di legno e nel momento in cui si esaurirà, subentreranno gli altri prodotti di scarto, che provocheranno dei danni irreversibili all’intero territorio. E’ importante, dunque, risvegliare le coscienze dei cittadini e smettere di pensare in un’ottica limitata al proprio orticello”. Intanto, le 2000 firme sono una prova concreta dello scontento generale, un primo passo per trovare un punto d’incontro tra i cittadini e le decisioni del Comune, ma non sarà l’ultima forma di espressione dell’opposizione. I prossimi passi si muoveranno in direzione di una cooperazione tra le realtà delle altre provincie toscane, con l’obiettivo di presentare una richiesta scritta alla Regione. Una petizione di livello regionale, per far si che la nostra attenzione si soffermi su un’ottica di vita legata al benessere di tutti, piuttosto che al profitto di pochi.