L'incredibile vicenda di Antonio Bilella: due omicidi senza cadaveri

Non si trova il corpo della Benetti, ma neanche i resti di Giorgio Canali

L’ex custode di Villa Adua, Antonino Bilella, durante il processo a Grosseto

L’ex custode di Villa Adua, Antonino Bilella, durante il processo a Grosseto

Grosseto, 9 settembre 2015 – Due accuse di omicidio volontario e due cadaveri che non si trovano. Hanno dell’incredibile le vicende giudiziarie in cui è coinvolto Antonino Bilella, l’agricoltore agrigentino di 70 anni sotto processo a Grosseto per la morte di Francesca Benetti, la proprietaria di Villa Adua scomparsa il 4 novembre del 2013, ritenuta morta, ma il cui corpo non è mai stato trovato, e a Torino per la morte 39 anni fa dell’allora proprietario di casa di Bilella, Giorgio Canali il cui corpo fu trovato in un fosso ad Angrogna dove stava trascorrendo le vacanze.

Ieri nel cimitero di Moncalieri avrebbe dovuto esserci la riesumazione dei resti di Canali, così come disposto dal pubblico ministero Sabrina Noce. Ma nella tomba comune dove si trovano i resti di molte persone, non è stata trovata quella che apparterrebbe a Canali. Ce ne sono alcune con su impressa la targhetta del nominativo e due anonime. Ma non c’è quella che sicuramente contiene i poveri resti dell’operaio morto a 39 anni.

Mistero su mistero. Il consulente della procura (l’unico presente ieri, perché l’esperto nominato dalla difesa, Carlo Torre, non si è presentato), nella tarda mattina, ha quindi ha deciso di sospendere i lavori in attesa di capire come intende procedere il magistrato. Sottoporre all’esame del dna tutti i resti senza nome e confrontarli con quelli dei parenti sopravvissuti dai Canali, se ancora ci sono? Oppure decidere sulla base degli atti e delle testimonianze raccolte fino a oggi? Fino a quando non sarà presa questa decisione, le indagini sul presunto secondo omicidio di Bilella non possono proseguire.

Le accuse all’ex custode di Villa Adua anche per questo secondo delitto sono state mosse da una vicina di casa quando l’uomo viveva a Torino. E’ stata lei a scrivere una lettera anonima inviata direttamente al comando provinciale dei carabinieri di Grosseto, i cui militari stavano indagando sulla scomparsa e presunto assassinio della Benetti.

Da questa lettera sono scattate le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo che hanno portato all’informativa su cui si è basato il sostituto Noce per riaprire il caso Canali, che era stato archiviato come «morte accidentale», dovuta a una caduta nel bosco.

cristina rufini