Martedì 23 Aprile 2024

Caso Benetti, il dossier su Bilella: "Telefonate, pedinamenti e palpate: così mi molestava"

Il fascicolo choc dei carabinieri con nuovi elementi sulla morte sospetta di Giorgio Canali avvenuta nel 1976 a Torino. Canali ai tempi era il padrone di casa dell'ex custode di Villa Adua accusato dell'omicidio di Francesca Benetti. Una vicina di Moncalieri allora 12enne racconta l'attenzione morbosa che Bilella aveva per lei / "CORRETTI I RILIEVI DEL RIS SULLE TRACCE DI SANGUE" / VIA AL PROCESSO, LA DIFESA CONTESTA IL REPERIMENTO DELLE TRACCE DI SANGUE / ROBOT E SENSITIVE PER LE RICERCHE NEL LAGO / SI CERCA IL CORPO - FOTO / LA VILLA DEL MISTERO - FOTO

IN AULA Antonino Bilella durante una delle udienze del processo per l’omicidio e la sparizione  di Francesca Benetti

IN AULA Antonino Bilella durante una delle udienze del processo per l’omicidio e la sparizione di Francesca Benetti

Grosseto, 17 gennaio 2015 - ALL’EPOCA aveva 12 o 13 anni. Le parole della donna, nata nel 1967, che Antonino Bilella avrebbe molestato quando era ancora minorenne, pesano come un macigno nella credibilità del custode di Villa Adua, accusato di aver ucciso e fatto sparire il cadavere di Francesca Benetti. Difficile da digerire, impossibile da far cadere nel dimenticatoio dei ricordi. L’inchiesta aperta dalla procura di Torino sulla morte di Giorgio Canali – che secondo i magistrati grossetani è legata con un filo sottile all’agricoltore agrigentino che in questi giorni è alla sbarra per rispondere dell’omicidio e della distruzione di cadavere dell’insegnate di Cologno Monzese a Potassa di Gavorrano – punta molto sulla ricostruzione che la donna, oggi 48enne, ha reso ai carabinieri di Grosseto il 21 gennaio del 2014.

«Circostanze» che per gli investigatori grossetani gettano ombre sulla personalità dell’uomo. La procura grossetana ha infatti sempre incardinato la principale accusa nei confronti del custode di Villa Adua in quell’amore mai effettivamente corrisposto con l’insegnate di Cologno Monzese. Telefonate, messaggi, fiori che Francesca Benetti si vedeva recapitare da Bilella che si era perdutamente innamorato di lei. Arrivando persino a palpeggiarla più volte. «Attenzioni» morbose che avrebbero poi spinto il Bilella a ucciderla. «Attenzioni» che l’uomo, secondo la ricostruzioni dei carabinieri e soprattutto secondo il racconto della donna all’epoca 13enne, avrebbe avuto anche con quella ragazzina alla fine degli anni ’70.

La figlia di una sua vicina di casa quando abitava a Moncalieri. «Ricordo – dice la donna nel racconto messo a verbale dagli uomini dell’Arma – che almeno in dieci occasioni venni molestata mediante telefonate anonime da un soggetto che poi identificai in Bilella. In quelle occasioni mi vennero proferite le seguenti frasi: ‘sei bellissima’, ‘mi sono innamorato di te’, ‘mi piaci tantissimo, mi piaci da impazzire’. Nel corso dell’ultima telefonata – prosegue la donna – riconobbi la voce del Bilella al quale dissi: "Signor Bilella, la vuole smettere, mio papà la denuncia"». Da quel momento la donna non rispose più al telefono quando era sola in casa. «Le telefonate si protrassero per almeno un ulteriore mese – prosegue – dopodiché cessarono. Il Bilella sapeva benissimo chi vi era in casa perché osservava i nostri movimenti. Egli abitava sotto casa nostra pertanto non aveva alcuna difficoltà i nostri spostamenti, constatando anche l’assenza della macchina dei miei genitori». La donna prosegue nel suo racconto. Che si fa riga dopo riga sempre più nitido. «Tutte le volte che incontravo il Bilella sul pianerottolo delle scale, questi guardandomi intensamente si portava le mani ai genitali. Ciò avveniva quasi tutte le mattine, tranne le volte in cui erano presenti i figli o la moglie». Accuse che proseguono anche in altri momenti. Quando la tredicenne, per esempio, andava a scuola. Antonino Bilella, secondo il racconto, aveva proprio perso la testa per quell’adolescente: «Ricordo - dice - quando iniziai a frequentare le scuole superiori, il Bilella mi cominciò a pedinare. Si trovava spesso a bordo deol suo furgoncino, da casa fino alla scuola. Quesa cosa avvenne almeno una quindicina di volte nell’arco di un anno, limitandosi a fissarmi». Dichiarazioni - secondo i carabinieri - «che non lasciano dubbi circa la chiara volontà di Antonino Bilella di molestare la minorenne». Fatti circostanziati, per i quali i carabinieri, però, non hanno potuto raccogliere anche altre testimonianze perché le persone informate sui fatti (almeno quattro) sono morte.

GLI INVESTIGATORI, nell’informativa che si trova anche negli atti del processo per la scomparsa di Francesca Benetti che si sta svolgendo a Grosseto, si spingono oltre: «La spregevole condotta tenuta da Antonino Bilella, anche in considerazione del fatto che lo stesso aveva una figlia di qualche anno più piccola dell’adolescete di cui si era invaghito, comprova la sua capacità criminale e la sua attitudine a commettere qualsiasi tipo di reato». Come quello di uccidere una donna a coltellate per un raptus di gelosia e occultarne il cadavere trent’anni più tardi.