Bilella: è stato riaperto il caso sulla morte di un conoscente

Il decesso risale al 1976, era il proprietario di casa del custode/La scomparsa di Francesca Benetti: da Bilella quasi 400 telefonate/I Ris confermano: è di Bilella il sangue trovato sulle sedia a Gavorrano IL VIDEO/Francesca, oltre alla droga trovati 5mila euro in casa di Bilella

l Ris al lavoro  nella tenuta di Potassa

l Ris al lavoro nella tenuta di Potassa

Grosseto, 11 settembre 2014 - SPUNTANO nuovi particolari sulla vicenda dell’uomo morto a Torino molti anni fa, 38 per l’esattezza, che aveva avuto legami con Antonino Bilella, il custode di Villa Adua accusato dai magistrati grossetani di avere ucciso Francesca Benetti e di averne fatto sparire il cadavere. Giorgio Canali, così si chiamava l’operaio trovato morto il 9 agosto del 1976 ad Angrogna, vicino Pinerolo, era il proprietario dell’appartamento dove viveva Bilella all’epoca. Ma cosa ha spinto la procura grossetana ad interessarsi di questo caso vecchissimo? Una morte archiviata come naturale, nonostante a Canali fosse stata riscontrata una ferita alla testa. La spiegazione arriva da un conoscente comune di Canali e Bilella, il quale dopo avere avuto notizia dell’accusa di omicidio e dell’arresto del custode di Villa Adua, si sarebbe presentato ai carabinieri per raccontare i propri dubbi sull’episodio piementose. Invitando a fare accertamenti. Suggestioni? Chi può dirlo. Al momento sappiamo che la procura grossetana, una volta chiuse le indagini sull’omicidio di Villa Adua. ha inviato una lunga informativa alla procura piementose, competente a riaprire le indagini. E pare proprio che qualche attività sia stata svolta dagli investigatori piemontesi. NEL CORPOSO faldone in cui è ripercorsa la vicenda di Potassa, lo spazio dedicato alla storia piemontese occupa ben cento pagine. Sembra addirittura che i militari dell’Arma torinesi siano andati a ricercare negli archivi le foto del luogo dove fu recuperato il corpo di Canali: una fossa larga cinque metri e profonda quindici che si trovava vicino a un corso d’acqua. Ad Agrogna dove aveva affittato una casa per le vacanze estive, il trentanovenne era arrivato a giugno ed era stato visto fino al 2 luglio. Poi di lui nessuna traccia. Nessuno ne denunciò la scomparsa: viveva da solo e di rendita dopo avere ricevuto una ingente eredità. Nessuno ebbe più notizie di lui se non il 9 agosto quando, per caso, un escursionista si imbattè nel suo corpo, vicino Angrogna. Il cadavere era in avanzato stato di decomposizione e il medico del paese, allora, refertò una morte naturale, nonostante una profonda ferita alla testa, che fu archiviata come «causata da una pietra dopo la caduta». IL CADAVERE non fu sottoposto ad autopsia e non furono eseguite altre indagini sulla scomparsa e sul fatto di essere stato ritrovato, più di un mese dopo la sua scomparsa poco distante dal paese. Una morte naturale su cui i magistrati grossetani hanno oggi qualche dubbio. Oggi che Bilella è accusato di un omicidio efferato: di avere ucciso la povera Francesca, forse accoletallata nel suo appartamento, e poi di essersi disfatto del cadavere. Chissà se la morte di Canali, alla luce di quanto raccontato dal «conoscente comune», verrà vista sotto una nuova luce. Impossibile al momento saperlo. Ed è pure difficile che avvenga, considerando che non furono eseguiti accertamenti significativi sul cadavere. Almeno che il racconto del conoscente torinese comune non venga supportato da altro.

di CRISTINA RUFINI