"La strada doveva essere chiusa prima". Perizia sulla morte delle sorelle Carletti

Si aggrava la situazione sia del sindaco di Manciano che del dirigente comunale per la scomparsa delle due sorelle che persero la vita nell’alluvione dell’ottobre scorso

L’auto travolta dall’alluvione dove persero la vita   le sorelle Marisa e Graziella Carletti

L’auto travolta dall’alluvione dove persero la vita le sorelle Marisa e Graziella Carletti

Grosseto, 30 settembre 2015 - «Quella strada, la Statale 74 Maremmana, il 14 ottobre dello scorso anno doveve essere chiusa». Lo hanno affermato con chiarezza i periti Francesco Napolitano e Giuseppe Cantisani,nominati dal giudice per le indagini preliminarti Valeria Montesarchio, nell’udienza che si è svolta ieri nell’aula «G» del palazzo di giustizia. A quasi un anno dalla morte delle sorelle Marisa e Graziella Carletti di 69 e 65 anni, è stato messo in punto fermo importante nelle indagini sulla tragedia dello Sgrillozzo. I due ingegneri dell’università La Sapienza di Roma nella relazione hanno spiegato, ripetendolo nel corso dell’udienza di ieri, che consdierando la situazione in corso, la strada doveva essere chiusa anche a valle. Se fosse stato fatto probabilmente le due sorelle Carletti non sarebbero morte. Per questa tragedia sono indagati per cooperazione in omicidio colposo il sindaco di Manciano Marco Galli e il dirigente dell’ufficio Lavori Pubblici Furio Laghi. Per molti mesi le indagini coordinate dal sostituto Maria Navarro sono andate avanti contro ignoti.

A luglio scorso invece la decisione iscrivere nel registro degli indagati il primo cittadino e il dirigente dell’amministrazione comunale. Sono loro per la Procura che avrebbero dovuto ordinare la chiusura della strada: provvedimento che purtroppo è stato attuato troppo tardi. Il legale che assiste i due indagati, l’avvocato Marco Calò, ha eccepito la nullità dell’incidente probatorio perché una parte degli accertamenti è avvenuta prima dell’iscrizione, ma il giudice non l’ha accolta. Nella stessa relazione dei periti non sarebbero emerse responsabilità per i danni conseguenti all’alluvione: «un evento di tale intensità che non poteva essere previsto». Né la mancata attuazione di tutte le opere di bonifica può essere messa in realazione con i danni dell’alluvione, considerando che non ne erano prevista nella zona del disastro.