{{IMG_SX}}Campagnatico (Grosseto), 14 agosto 2009 - Il gruppo ristretto di 'amici' resta dietro le sbarre. Così ha deciso ieri il gip Pietro Molino a seguito delle richieste di scarcerazione presentate dai legali di Elismo Pesucci, Emanuele Barone e Avni Cela, arrestati giovedì scorso dalla Guardia di finanza nell’ambito degli appalti pilotati al Comune di Campagnatico. I tre, individuati come il fulcro su cui ruotavano le assegnazioni dei lavori pubblici, per ora rimarranno dietro le sbarre del carcere di Pisa.

 

Per l’imprenditore Massimiliano Palazzesi, invece, il giudice ha sostituito la custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari. Pur con ammonimento di "non avere assolutamente contatti con persone diverse da quelle che anagraficamente convivono nella sua abitazione". Revocati i domiciliari a Massimo Pifferi, per il quale è stato disposto il divieto di dimora a Campagnatico. Revocate pure le sospensioni dall’esercizio di un pubblico ufficio per Manuela Mazzuoli, Simona Repenti e Natascia Tonini e il divieto di recarsi a Campagnatico per Antonino Barone, fratello di Emanuele. Nessuna modifica per Lorenzo Racioppi, che resta quindi sospeso dai pubblici uffici, anche in considerazione del fatto che non era stata richiesta alcuna modifica della misura restrittiva.

 

Gli imprenditori siciliani, Santo La Rocca e Vito Accardo, attendono la decisione del tribunale della libertà cui hanno presentata istanza di scarcerazione. Il Gip ha motivato la sua decisione col fatto che il quadro già gravemente indiziario individuato a carico degli indagati avrebbe trovato, dopo gli interrogatori di garanzia, ulteriori e decisivi riscontri. In particolare per la contradditorietà delle versioni fornite dagli indagati che hanno deciso di rispondere (Pesucci, Cela e Palazzesi). "Un livello di genuinità (da non confondere con veridicità)delle versioni — ha specificato il gip — che permette una valutazione del quadro complessivo immune da rischi di inquinamento".

 

 Nelle dichiarazioni di alcuni indagati nei cui confronti erano state disposte misure restrittive, sarebbero state trovate conferme all’impianto accusatorio che vede le figure di Pesucci (dominus) e di Barone e Cela come quelle centrali su cui si girava il sistema di appalti facili. Tanto che sarebbe emerso un quadro di sedute delle commissioni di aggiudicazioni delle gare come teatri di veri e propri falsi, con "il mancato rispetto della normativa per assicurare la trasparenza e la regolarità delle operazioni. Una procedura interamente gestita da Barone".

 

Negli interrogatori, infatti, sarebbe emerso che la stretta 'collaborazione' tra Barone e Cela era ben nota agli uffici, al punto che il responsabile dell’ufficio lavori pubblici '"caldeggiava" il pagamento delle fatture di Cela prima di altre. Tanto che sarebbe stato raccontato che quelle dell’imprenditore albanese erano fatture "da 118". Circostanza nota a molti dipendenti i quali, però, sono emersi come semplici spettatori. Da qui la decisione di revoca delle misure restrittive.

 

Non sono state fornite giustificazioni neanche ai rapporti intercorsi tra Pesucci, Barone e Cela riguardo ai lavori che l’imprenditore avrebbe eseguito sia a casa di Barone che di Pesucci, per un totale di 150mila euro. Sia per il contratto di compravendita di un terreno stipulato tra l’ex sindaco e Cela che sarebbe servito a dimostrare il pagamento dei lavori eseguiti a casa di Pesucci. Così come ha convinto poco il giudice anche la versione fornita da Palazzesi sulla mancata richiesta dei 35mila euro di lavori eseguiti a casa dell’ex sindaco. Insomma versioni contrastanti fornite dagli indagati che, secondo il giudice, avvalorerebbero l’impianto accusatorio di un diffuso sistema di corruzione nella gestione degli appalti pubblici a Campagnatico.

 

Da qui la necessità che Pesucci, Barone e Cela restino in carcere perché "devono essere tenuti fisicamente lontani da qualsiasi possibilità di contatto con gli ambienti di riferimento per supportare le loro false affermazioni giocando sulla rete di complicità e possibili ricatti".