{{IMG_SX}}Grosseto, 16 aprile 2009 - L’Asl ha deciso di estendere a tutto il personale del reparto di medicina generale, medici e infermieri, la possibilità di sottoporsi alla profilassi contro la scabbia, dopo il caso dell’anziano al quale è stata riscontrata l’infezione. Il grossetano era stato ricoverato il 4 marzo, dimesso circa dieci giorni dopo e successivamente ricoverato di nuovo per altri accertamenti, ma a Siena. E proprio alle Scotte gli è stata diagnosticata la scabbia. Così sono scattati al Misericordia gli accertamenti previsti, nel corso dei quali un medico e due infermieri sono stati trovati positivi.

 

Questo ha convinto la direzione sanitaria a estendere a tutto il personale del reparto i prossimi accertamenti. Sono circa trentacinque, tra medici e infermieri, ma soltanto chi tra loro ha avuto contatti con il paziente può tutelarsi con la cosiddetta ‘profilassi’. Che in realtà è una pomata da utilizzare due volte, con un intervallo di ventiquattr’ore, e che è efficace nel 98 per cento dei casi. Come assicura il primario di dermatologia, Riccardo Sirna, per l’altro due per cento “si prevede un altro trattamento, risolutivo”.

 

Sul fronte dei pazienti, invece, circa trenta persone che hanno frequentato il reparto nel periodo in cui l’anziano è stato ricoverato, ancora non c’è stata alcuna segnalazione di infezione conclamata. La scabbia del resto può rimanere diverse settimane in incubazione, ed era questo probabilmente lo stato con il quale l’anziano è stato ricoverato la prima volta, a Grosseto. Poi si manifesta con un prurito sempre più insistente e fastidioso, soprattutto nelle ore notturne. E di solito è a questo punto, quando la persona che l’ha contratta si sottopone agli accertamenti previsti, che viene diagnosticata l’infezione.

 

Dall’azienda sanitaria hanno comunque scelto la via dello scrupolo. Per togliere ogni dubbio la profilassi è infatti estesa a tutti coloro che sono entrati in contatto con il paziente. E invitano tutti a rimanere tranquilli. Non si tratta di un’infezione comune, ci sono pochi casi all’anno, ma negli ultimi tempi questi sembrano in aumento. I motivi possono essere molteplici, non ultimi i maggiori scambi con l’estero. Se poi una persona la contrae, è probabile che attraverso gli acari la «passi» al resto del nucleo familiare. Del resto gli acari non sono visibili e la diagnosi avviene soltanto attraverso il microscopio, quando l’infezione è però ormai diventata «fastidiosa» ed è quindi presente, in incubazione, già da settimane.