{{IMG_SX}}Grosseto, 3 febbraio 2009 - Il giudice Armando Mammone ha disposto la custodia cautelare in carcere, per Gianni Alfonso, Giuliano Aronne e Elio Clemente. Arrestati giovedì scorso dai carabinieri del Nucleo investigativo di Grosseto e della Compagnia di Massa Marittima, sono stati ascoltati dal giudice delle indagini preliminari ieri mattina. Tre ordini di custodia cautelare, per loro, emessi dal giudice nell’ambito di un’indagine partita nel marzo del 2006, quando i militari hanno cominciato a indagare su una serie di furti. In particolare, un mini escavatore e un caterpillar che erano stati rubati a Gavorrano. Sempre furti di attrezzature di questo tipo che sarebbero poi proseguiti, fino all’ipotesi di estorsione, al momento a carico solo di Alfonso, in base alla quale alle vittime dei furti sarebbero stati chiesti dei compensi per rientrare in possesso del materiale rubato. Con loro tre un quarto arrestato, Gaetano di Stefano, è stato invece sentito dal giudice Pietro Molino, che ha convalidato l’arresto ma ha disposto per l’indagato la misura cautelare dei domiciliari. Di Stefano è infatti indagato per il possesso abusivo di due fucili, che appartenevano ad Alfonso.

 

Difeso dall’avvocato Sergio Frediani, Di Stefano ha spiegato di essersi trovato coinvolto nell’indagine soltanto per aver fatto una «cortesia» ad Alfonso, che gli avrebbe affidato i due fucili. Ascoltato dal giudice ha però ribadito la propria estraneità al giro di furti ed estorsioni che vedrebbe invece coinvolti, con gradi diversi di responsabilità, gli altri tre arrestati e altri quattro denunciati, tutti con le accuse di furto o favoreggiamento. Gianni Alfonso, sentito ieri mattina dal giudice Mammone, ha risposto alle domande, spiegando la propria situazione. Ha quindi scelto di collaborare, e la difesa spera che anche in base a questo atteggiamento possa ottenere una misura cautelare più morbida. Pensano invece di rivolgersi al Tribunale del Riesame gli avvocati Riccardo Guerra e Silvia Madoni, che difendono Elio Clemente, per ottenere gli arresti domiciliari.

 

Sentito dal giudice, anche lui ha accettato di collaborare, confermando alcune cose, qualche furto, ma definendosi estraneo ad altre, tra cui le estorsioni. Clemente, che è originario della provincia di Avellino, potrebbe comunque essere trasferito in una struttura carceraria più vicina a casa. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Giuliano Aronne, difeso dagli avvocati Roberto Santi Laurini e Giovanni Marconi, quest’ultimo del foro di Livorno. In questo caso la scelta è stata comunque dettata soltanto dalla necessità dei difensori di leggere e verificare gli atti. Già entro venerdì potrebbe esserci un nuovo passaggio con il giudice.