{{IMG_SX}}Grosseto, 26 settembre 2008 - "All’Eurocom sono state trovate quattrocento tonnellate di rifiuti tossici e nocivi". Il consulente tecnico della Procura, il dottor Mauro Sanna, è arrivato ieri mattina da Roma per riportare in aula l’esito del suo sopralluogo all’interno dello stabilimento della Torba. Terza udienza in tre anni, per il processo ai vertici dell’Eurocom. A finire al banco degli imputati sono stati il rappresentante legale della ditta, Vincenzo Maria Cozzoli (difeso dall’avvocato Gulina), e il direttore dello stabilimento della Torba, Bruno Iazzetta (avvocato Giorgi), rappresentante legale e direttore dello stabilimento di stoccaggio e trattamento dei rifiuti al centro adesso di una complessa vicenda giudiziaria, che sta procedendo su più fronti.

 

Il primo, quello relativo ai reati ambientali, che potrebbe concludersi alla prossima udienza, poiché "a rischio prescrizione", come lo stesso giudice Sergio Compagniucci e il magistrato Rosa Valotta hanno convenuto. Il secondo, quello relativo all’incendio che divampò nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 2004, per il quale ancora deve aprirsi la fase istruttoria. Il terzo, in sede fallimentare, seguito con apprensione dai dipendenti che non hanno più visto né stipendi né liquidazione, ma che ha visto il giudice respingere le richieste di Comune di Capalbio (avvocato Tamburro) e Provincia (avvocato Canuti) per insinuarsi al passivo. Brutta notizia, questa, perché se per le operazioni di rimozione dei rifiuti la Provincia ha speso un milione e mezzo di euro, ottenuti grazie alle fideiussioni rilasciate per autorizzare le attività, i costi dell’eventuale bonifica rischiano a questo punto di ricadere sui contribuenti. E a giudicare da quanto ha affermato ieri in aula il perito della Procura, la necessità di una bonifica appare tutt’altro che remota.

 

"A fronte di un’autorizzazione per contenere 490 tonnellate di rifiuti pericolosi — prosegue Sanna — all’interno dello stabilimento ce n’erano 884, di cui circa la metà erano rifiuti tossici e nocivi. In tutto, all’interno dell’Eurocom c’erano oltre 1.300 tonnellate di rifiuti". Ma cosa avveniva all’interno dello stabilimento? Come ripercorso dal perito l’autorizzazione rilasciata nel 1998 dalla Provincia alla Marsid, e poi volturata all’Eurocom, prevedeva la possibilità di miscelare rifiuti, ma solo quando l’operazione li rendeva innocui. "Il trattamento all’interno dello stabilimento — ha sottolineato Sanna — avveniva rimescolando i rifiuti sul pavimento e aggiungendo della calce. In questo modo i rifiuti tossici e nocivi diventavano rifiuti speciali, in uscita, ma i successivi gestori dei rifiuti speciali in realtà non avevano modo di sapere cosa avevano in mano, perché in pratica era come se gli fosse stato cambiato nome".
 


Rifiuti infiammabili lasciati all’aperto, un quadro impressionante, quello descritto dal perito, che alla domanda posta dal pm, se cioè l’impianto fosse a rischio di incidente, non ha avuto dubbi: "Sì, per la quantità di rifiuti tossici e nocivi, che avrebbero dovuto sottoporre lo stabilimento alla direttiva Seveso, cosa che invece non è avvenuta". La prossima udienza è stata fissata per il 7 gennaio, per concludere l’istruttoria e andare in dibattimento. Stessa data anche per il processo relativo all’incendio, 'colposo' seconde le accuse, che viaggia su binari paralleli all’altro ma al quale non è stato riunito. Di fronte al giudice interverrà il dottor Marcello Franco, consulente della difesa, e i vari testimoni. Questi ultimi, infatti, dopo essere stati convocati per le due volte precedenti ed essere tornati a casa senza aver potuto deporre, poiché l’udienza venne rinviata in entrambi i casi, ieri che l’udienza c’era non erano stati convocati.