Gli studenti manovrati dai gattopardi

Il commento

Franco Scaramuzzi

Franco Scaramuzzi

Firenze, 10 ottobre 2015 - E’ ormai prassi che nei primi mesi dall’apertura delle scuole (più o meno ‘buone’ che siano) i giovani si dedichino alla contestazione. Sanno che queste manifestazioni vengono pubblicizzate e che possono essere oggi diffuse da ovunque, in tempo reale, anche con notizie inesatte che trovano indifesi sopratutto gli stessi giovani. Gli strumenti di comunicazione dovrebbero essere usati per allargare il dialogo, non per stimolare contagiose omologazioni. Non sempre si tratta di idee genuinamente scaturite da giovani energie creative e non mancano atteggiamenti pregiudiziali. Vi è poi chi cerca di cavalcare qualsiasi protesta, soprattutto quelle dei giovani, per convincerli che possono contare sul sostegno di chi invece vuole solo utilizzarli, assumendo un comportamento ‘gattopardesco’, per rinviare quanto più possibile qualsiasi progetto innovativo non gradito e conseguire una sostanziale conservazione dello status quo e dei propri privilegi.

Penso alle ormai antiche, affascinanti e utopistiche ideologie anarchiche, con le loro genuine ribellioni, che partono istintivamente dal cuore e che mi riportano ai turbamenti critici vissuti da studente. Non sono mai riuscito a comprendere però l’utilità delle violenze e delle azioni incivili, di qualsiasi genere, erratamente usate come strumento per affermare le proprie idee. Atti anche dannosi, che costituiscono reati. Chi viene spinto a violare la legittimità dovrebbe porsi la classica domanda: ‘cui prodest’? Guardandosi bene intorno, con altrettanto autonomo spirito critico, deve capire se e chi sta cavalcando le loro proteste, nascondendo la mano e la faccia. Sembra incredibile che le varie Istituzioni preposte all’ordine pubblico e al rispetto della Legge non dispongano di strumenti normativi e operativi adeguati, sopratutto per prevenire e tutelare questi giovani dagli istigatori le cui responsabilità andrebbero portate allo scoperto e perseguite con giustizia.