Giovedì 18 Aprile 2024

Giletti: "Né macho né gay". Un gladiatore nell'Arena

Domenica prossima riparte la sua trasmissione

Massimo Giletti (Olycom)

Massimo Giletti (Olycom)

Roma, 14 settembre 2014 - MASSIMO Giletti, si va a ricominciare. Il 28 riprende “l’Arena”. Intanto però sono già arrivati Vespa, il doppio Floris, il nuovo Ballarò, manca solo Santoro e siamo al completo. Ma di cosa parleranno tutti questi talk show politici? "Francamente non sentivo la necessità di questo proliferare. Certo è un problema di costi: si fanno i talk perché costano poco. Ma farli bene è complesso. Il mio riferimento è Santoro, bisogna fare una tv con un forte impianto teatrale. Presupposto fondamentale è la libertà intellettuale, non avere padrini politici. E io nuoto da solo in mare aperto. Mi sento come gli ammutinati del Bounty".

Quando contrastò vivacemente Berlusconi divenne un’icona della sinistra... "Ecco l’errore di interpretazione. I politici devono accettare le domande scomode, ma i giornalisti devono farle. A tutti".

A “Ballarò” arriva Massimo Giannini. Non è una figura po’ troppo schierata? "Non è che Floris non fosse uomo di parte. Giannini ha una storia professionale importante, un curriculum forte. Certo mettersi alla prova in tv è un rischio".

Come giudica il flop di Floris? "Occupa un’area difficilissima. Ma aspetterei a dare giudizi. Certo il valore aggiunto della Rai è molto importante, per questo io non ho mai voluto lasciarla. Magari litigo, ma resto qui".

Lei è uno dei pochi, forse l’unico, che dichiara quanto guadagna. "Quattrocentododicimila euro all’anno".

Se le offrissero un paio di milioni andrebbe anche lei su La7? "Non credo che Cairo offra cifre del genere. Penso piuttosto che se funzioni puoi andare avanti. Ma io preferisco avere tanti padroni piuttosto che uno solo. Se avessi badato ai soldi, sarei andato via nel ’98, quando Mediaset fece un’offerta molto interessante a me e Guardì. Rifiutammo, e presero Mara Venier".

Per lei è facile non dare peso ai soldi. È già ricco del suo. "È la stessa risposta che mi dava Minoli quando, ai tempi di “Mixer”, gli chiedevo un aumento di 20 o 30 mila lire. Agli altri lo dava, a me no. E mi incavolavo".

Ha ancora qualche ruolo nell’azienda di famiglia? "Sono nel consiglio di amministrazione. L’azienda è condotta da mio padre, che ha 85 anni ma l’energia di un ragazzino"».

Suo padre la segue in tv? Come commenta? "È un uomo di poche parole, credo che dentro di sé sia soddisfatto del mio successo. Ma quando decisi di andarmene mi disse solo: “Guarda che le dimissioni si danno per iscritto”".

È vero che da piccolo andava ad avvitare bulloni in fabbrica? "A proposito di lavoro minorile... A nove o dieci anni venni spedito in officina, il capo si chiamava Celso. Avvitavo i bulloni per un paio d’ore, di più non potevo fare perché avrei combinato disastri. Lì ho imparato il rispetto per il lavoro. Ma ho continuato, anche quando lavoravo a “Mixer”. In luglio e agosto lavoravo nei reparti a 1 milione e 30mila lire il mese. Ero laureato, ma dovevo capire come funziona una fabbrica. Siccome l’organico era ridotto al minimo, facevo di tutto. Smontavo le macchine, le pulivo, le oliavo, disfacevo balle da 10mila chili, per 15-16 ore al giorno. L’azienda è rimasta nel mio cuore. A volte penso che se fossi rimasto avrei potuto far bene. È stata fondata nel 1881 dal mio bisnonno, un po’ di rimpianto c’è".

Ha detto che per sposarsi dovrebbe trovare una donna disposta al martirio. Perché? "Perché io esco. Sabato sera sparano a Ciro? Io mi alzo e vado in redazione. Per me il lavoro è molto importante. E una donna può sopportarlo una volta, due, tre... E poi amo molto la libertà. Eppure cambiamenti ci sono. Se incontrassi la donna - non voglio dire giusta, perché di donne giuste ne ho incontrate molte - ma se insomma incontrassi quella donna, forse potrei tentare una strada diversa. In fondo ho 52 anni".

Siamo in argomento. Allora, è fidanzato o no con Alessandra Moretti? "Rispondo così: mi chiamo Massimo Travaglio. O Marco Giletti", (la risposta è apparentemente oscura. Ma Giletti si riferisce a un lapsus freudiano in cui è incorsa appunto la Moretti. Intervistata da Lilli Gruber sul suo flirt documentato dai giornali rosa con Giletti, si è imbarazzata e subito dopo ha chiamato Travaglio “Massimo” invece che Marco. Insomma Giletti seppure indirettamente sembra confermare, ndr.)

Saprà bene che nei corridoi della Rai girano voci insistenti sul fatto che lei sia gay, e sia legato a un importantissimo dirigente Rai che per tutti questi anni l’ha protetta. Si arrabbia quando glielo dicono? "Perché dovrei arrabbiarmi per la stupidità umana? Quando non sai come colpire qualcuno scendi sulla sfera personale, la donna diventa una puttana e l’uomo un gay".

Come è finita con la giornalista che lei aveva denunciato per stalking? "Preferirei non parlarne... si è uccisa, due anni fa. In casa le hanno trovato una montagna di documentazione su di me. È stato uno shock".

Lei è piemontese e appartiene a una famiglia di industriali. Che ne pensa delle dimissioni di Montezemolo? "È un problema generale, e penso anche ad Andrea Guerra, l’ad di Luxottica che se ne è andato con una liquidazione di 45 o 46 milioni di euro. È il mercato che stabilisce certi parametri, d’accordo. Ma il problema morale si pone. Un minimo di meditazione, visti i tempi, bisognerebbe farla".