Credito, oltre 1100 frodi in Toscana nel 2015

I dati dell'Osservatorio di Crif

Soldi (Ansa)

Soldi (Ansa)

Firenze, 27 giugno 2016 - Sono stati 1124 i casi di frodi creditizie in Toscana nel 2015 e l'importo medio è stato di 12mila 485 euro.  Il dato emerge dall'ultima edizione dell'Osservatorio realizzata da Crif che stima come nel 2015 i casi verificatisi in Italia siano stati 25mila 300 e abbiano determinato una perdita economica superiore ai 172 milioni di euro, con una crescita dell'importo medio frodato. Il maggior numero di frodi è stato registrato nella provincia di Firenze, con 300 casi e un importo medio frodato pari a 13mila 423 euro, seguita da Pisa, con 154 casi.

Ad Arezzo le frodi sono state 88, a Grosseto 55, a Livorno 101, a Lucca 133 ed a Massa 70. La provincia di Firenze ha fatto segnare anche la crescita più consistente rispetto al 2014, con un +29,1%. Per quanto riguarda l'importo medio frodato, la provincia di Lucca ha fatto segnare il valore più elevato in regione, pari a 20mila 754 euro.

«Oltre al fatto che le frodi rimangono un fenomeno che non conosce crisi, l'evidenza che emerge dall'analisi è senza dubbio la fantasia dei criminali che, all'innalzarsi dei sistemi di sicurezza, rispondono cercando sempre nuovi modi per raggiungere i loro obiettivi - commenta Beatrice Rubini, direttore della linea MisterCredit di Crif -. Molti dei nostri dati personali sono accessibili sul web e i criminali possono trovarli facilmente, grazie ad attacchi informatici e furti di dati dai social network, sono infatti notizie recenti i furti di password degli account Twitter e LinkedIn. Con l'avvicinarsi dell'estate inoltre, si intensificano le truffe legate alle vacanze, con molte persone che rispondono ad annunci apparentemente vantaggiosi, fornendo persino copie dei propri documenti senza pensare che possano finire in mani truffaldine. Esiste poi il fenomeno del furto di identità riguardante cambiali e assegni emessi a nome altrui, commessi falsificando la firma di assegni smarriti o rubati al titolare, oppure aprendo un conto corrente a suo nome per emettere assegni. In entrambi i casi l'assegno che non può essere incassato viene protestato, con conseguenze pesanti per la vittima»