Via Palazzuolo alza la voce. "Stanchi delle trovate pubblicitarie"

Sale la rabbia, cittadini furibondi: "Se ci siete battete un colpo"

Un'auto via Palazzuolo (New Press Photo)

Un'auto via Palazzuolo (New Press Photo)

Firenze, 28 agosto 2015 -  DUE RISSE in due giorni e un’escalation di violenza a cui sembra sempre più impossibile mettere la parola fine. Via Palazzuolo non ci sta. E si tira su le maniche della camicia: gli abitanti sono a lavoro per organizzare una manifestazione di protesta in modo da urlare al mondo il proprio sdegno e far arrivare la propria voce anche alle autorità. Perché così non si vive più. La strada è un cimitero di sacchi di sudicio e bottiglie di birra consumate e abbandonate. Un ripostiglio di pezzi di canne e avanzi di droga nascosti e pronti per essere prelevati. Un viavai di persone che entrano ed escono da fondi senza identità, sospetti: offrono e vendono tutto e niente. Tutti sanno. E tutti fanno finta di non vedere. Ma i residenti e i commercianti della strada no. Loro continueranno a denunciare fino a quando «avremo voce». I racconti sulla pagina Facebook Palomar Palazzuolo sono raccapriccianti. E le finestre tornano a spalancarsi sulla violenza quotidiana.

«VIA PALAZZUOLO, tre del mattino – scrive un residente –, dormo con le finestre aperte. A un certo punto sono risvegliato da una specie di gemito. Un gatto, penso. Ma il gemito ora è un lungo singhiozzo, si fa più forte. Guardo giù, una ragazza magrissima con un gran cesto di capelli ricci piange disperata sul gradino di un negozio. La sentiamo in diversi. Cerca di rialzarsi, quasi non ce la fa. Si sente male, penso, sto per chiamare il 118, quando spuntano dal fondo della strada tre giovani, uno sembra lucido, sta più defilato. Gli altri due sono alterati, strascinano le gambe, urlano, uno spezza una bottiglia su una macchina parcheggiata. Cercano la ragazza. La avvistano e sempre urlando si avviano con lei in Santa Lucia. Intanto ho chiamato il 113. Il gruppetto torna verso via Palazzuolo. Uno dei tre a un certo punto ha uno scatto e colpisce la ragazza magra, la fa cadere, lei finisce in mezzo a due auto parcheggiate. Si rialza a fatica. Si strascinano tutti in via Maso Finiguerra, arrivano le volanti della polizia. Per fortuna». E’ il racconto di una delle tante notti passate in via Palazzuolo, la strada delle promesse mancate e della rinascita lontana. La strada, un tempo casa dei grandi artigiani, oggi violentata dall’inciviltà e trattata come un sobborgo di periferia.

«Cari amici – posta un altro cittadino su Facebook rivolgendosi ai vicini di casa – manca ai nostri amministratori un’idea di città». Nessun giro di parole, il messaggio va dritto al punto: «Non ce l’hanno in testa, non pensano né si pensano come costruttori di un futuro non governato solo dal mercato. Vale nel microcosmo di Palazzuolo quel che vediamo nel paese: respiro corto, trovate pubblicitarie, problemi del tutto irrisolti, liberismo selvaggio».

Rossella Conte

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