Una scheggia di granata nel cassetto del sindaco

Nardella l’ha trovata il giorno della Liberazione nella Sala di Clemente VII

Il sindaco di Firenze Dario Nardella

Il sindaco di Firenze Dario Nardella

Firenze, 21 agosto 2014 - L’11 AGOSTO scorso il sindaco Dario Nardella era nella sala di Clemente VII e stava rileggendo i suoi appunti per il discorso che, di lì a poco, avrebbe tenuto nel Salone dei Cinquecento. La sua prima festa della Liberazione di Firenze da sindaco. Con addosso la fascia tricolore e la consapevolezza di un brivido di emozione che la Storia regala a pochi. Chissà perchè — e il racconto è tutto suo — i cassetti del mobile di fronte alla sua scrivania lo hanno incuriosito. Uno in particolare, più piccolo degli altri. «Dentro — racconta — ho trovato una scatola rettangolare di plastica trasparente, chiusa con un tappo rosso. Dentro c’erano un pezzo di ferro nero e informe e una specie di lettera». 

«Questa — si legge nel documento che pubblichiamo qui a fianco — è una scheggia, in buono stato di conservazione, di una granata tedesca, uno slapper cioè la granata che scoppia in aria, conficcatasi in una persiana della Sala del sindaco o di Leone X nell’agosto del 1944 durante il passaggio del fronte della guerra». Autore della testimonianza firmata è Giuliano Benvenuti che nel settembre del 1991 era impiegato dell’ufficio dell’allora sindaco Giorgio Morales. Un fiorentino doc, come tutti innamorato della sua Firenze, che ha voluto consegnare al futuro un pezzo di ferro che aveva ‘ferito’ la casa di tutti i fiorentini. 

«Questa è la storia — scrive Benvenuti — che mi ha raccontato il custode Oliviero Rossi, addetto all’anticamera del sindaco, prossimo ad andare in pensione, che l’aveva sentita raccontare da quelli prima di lui. Io ho visto questa scheggia e ho pensato bene di dare un significato e un senso per il futuro a questo pezzetto di ferro prima che se ne perda il ricordo». «Ai successori — è il monito finale — l’incarico di custodirla».  Insomma un frammento di quella guerra terribile che il sindaco Nardella stava andando a ricordare fra i fazzoletti rossi dei vecchi partigiani e le note di «Bella ciao» gli era finito, per puro caso, fra le mani. «Sono rimasto impressionato dalla strana casualità di questo episodio — ha poi detto il sindaco — e, sono sincero, l’emozione è salita a mille. Non solo per questo pezzo di ferro che testimonia violenza e sangue e le tante vite perdute in quel conflitto, ma per la testimonianza di amore per la città che un fiorentino aveva a tutti costi voluto custodire e raccontare».  Poi, improvviso, un grande sorriso: «Certo la scatola di plastica col tappo rosso non è bella e poco adatta a un cassetto antico, ma è la riprova di come sono fatti i fiorentini veri: poco attenti ai fronzoli, ma sensibili alla Storia vera. Ne farò il mio portafortuna». 

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