Mercoledì 24 Aprile 2024

Jean-Claude Trichet a Firenze: "La lettera a Berlusconi? Fu decisa senza indugio"

L'ex presidente della Bce ospite dell'Osservatorio permanente giovani-editori

Andrea Ceccherini, Jean-Claude Trichet e Ferruccio De Bortoli (Fotocronache Germogli)

Andrea Ceccherini, Jean-Claude Trichet e Ferruccio De Bortoli (Fotocronache Germogli)

Firenze, 26 novembre 2014 - L'ex presidente della Bce oggi a Firenze: Jean-Claude Trichet ospite dell'Osservatorio permanente giovani-editori. Nel corso dell'iniziativa all'hotel St Regis - piazza Ognissanti 1 - Trichet ha risposto alle domande del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, oltre che a quelle degli studenti presenti. 

Sul piano Junker l'ex presidente Bce Jean Claude Trichet ha affermato: "È sicuramente una cosa buona che la Commissione abbia lanciato questo piano per migliorare le potenzialità di crescita dei Paesi europei". "Il problema - ha aggiunto - è quello della crescita e degli investimenti adeguati, per riattivare l'economia servono investimenti", ha aggiunto Trichet sottolineando di ritenere che la volontà della Commissione vada verso una "strada giusta".

"Non ci sono impedimenti" perchè la Bce acquisti titoli di stato, ha affermato Trichet rispondendo a De Bortoli, e "lo può fare se necessario per generare stabilità dei prezzi". "Quando ero presidente abbiamo acquistato titoli di stato, questo nel rispetto del trattato e secondo il mandato ricevuto e lo abbiamo dovuto fare perchè c'era bisogno di stare attenti a questi acquisti".

A proposito poi della lettera inviata al governo italiano nel 2011 l'ex presidente della Bce Jean Claude Trichet ha dichiarato: "Senza indugi abbiamo giudicato di dare la nostra valutazione perchè gli investitori non avevano più fiducia. Doveva tornare la fiducia e abbiamo deciso senza discussione o qui-pro-quo". Trichet ha quindi ricordato che un'analoga lettera fu inviata anche al governo spagnolo perchè non c'era più fiducia degli investitori internazionali nei confronti dei due Paesi. "È stato un periodo estremamente difficile non solo per l'Italia - ha spiegato Trichet -. A livello di eurozona avevamo il 40% del Pil che non funzionava bene e in questa situazione fuori dal comune era necessario correggere il fatto che la trasmissione della politica monetaria non funzionava. Non potevamo rischiare la credibilità dell'istituzione, di non avere successo e dovevamo essere sicuri che i governi italiano e spagnolo si mettessero nella posizione migliore possibile nei confronti degli investitori e risparmiatori esterni e istituzionali che non avevano più fiducia nel Paese". "Senza trattative - ha rilevato ancora Trichet - abbiamo giudicato di far sì che dovessimo dare la nostra valutazione della situazione al Paese, cioè che gli investitori non avevano fiducia dicendo ciò che andava fatto per restituire fiducia". L'ex governatore della Bce ha quindi ricordato che "in quei due Paesi le lettere sono state poi pubblicate dai governi stessi, ma oggi - ha concluso - possiamo dire che fa parte della storia".

Per quanto riguarda il governo italiano guidato da Matteo Renzi Trichet ha affermato che va "nella giusta direzione". "Penso - ha detto l'ex presidente della Bce rispondendo ai giornalisti - che per l'Italia, più degli altri paesi, è necessario elevare il potenziale di crescita e creare lavoro. Perché la battaglia contro la disoccupazione è decisiva. Dunque l'obiettivo è chiaro. Mi sembra che quello che è stato fatto fino ad oggi dal governo italiano, da Matteo Renzi, vada nella giusta direzione". "C'è un punto importante ora - ha proseguito Trichet - che è la maggiore flessibilità nel mercato del lavoro, assolutamente fondamentale per me, in Italia più che negli altri paesi, per avere più lavoro ed essere sicuri di far decrescere il tasso di disoccupazione. Vorrei incoraggiare il governo - ha concluso - a proseguire in questa direzione".

Sulla moneta unica: "L'euro di per sé, come valuta, non è mai stato messo in dubbio. Se l'euro fosse scomparso o se fosse crollato, non avrebbe mantenuto la fiducia degli investitori e dei risparmiatori del mondo". "L'Eurozona e la sua integrità è stata messa in dubbio da osservatori stranieri, ad esempio. È stato supposto che un paese potesse decidere di lasciare l'Eurozona - ha rilevato Trichet -. In molti momenti durante la mia presidenza ho dovuto spiegare ad osservatori esterni, amici, negli Stati Uniti, in Asia, che sbagliavano a pensare che l'Eurozona potesse esplodere. I fatti oggi - ha aggiunto Trichet - sei anni dopo il fallimento della Lehmann Brother, dimostrano che tutti e quindici i paesi che facevano parte all'inizio dell'Eurozona, sono rimasti nell'euro. Così è accaduto ad esempio per paesi come la Grecia o la Spagna o l'Irlanda. Ed in più se ne sono aggiunti altri tre, e a gennaio prossimo con l'arrivo della Lituania saranno diciannove i Paesi dell'Eurozona. Questo dimostra la robustezza dell'Eurozona".

Andrea Ceccherini, presidente dell'Osservatorio permanente giovani-editori, nel presentare l'iniziativa ha esordito affermando che nella classifica sulla competitività economica dell'Imd, stilata su 60 paesi in base anche all'educazione finanziaria nelle scuole, l'Italia è 44°. Il nostro paese in pratica precede nella classifica solo Grecia e Portogallo. Agl'ultimi posti invece troviamo Argentina e Venezuela. Per Ceccherini questo è la dimostrazione che più l'educazione finanziaria è a bassa più un paese è facilmente oggetto di crisi.