Giovedì 18 Aprile 2024

Treno della memoria 2015, il diario del terzo giorno: deposta al Blocco 11 ad Auschwitz una corona di fiori / I TWEET / AUDIO

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Treno della memoria: visita al Campo 1 di Auschwitz e cerimonia al muro della morte

Treno della memoria: visita al Campo 1 di Auschwitz e cerimonia al muro della morte

Cracovia, 21 gennaio 2015 - Arbeit macht frei. Probabilmente lo sfondo più utilizzato nelle foto scattate dagli studenti toscani oggi in visita al campo di concentramento di Auschwitz è stata questa opera in ferro che segna l’ingresso della struttura. E’ una copia, perché quella originale non è stata ricollocata dopo esser stata recuperata pochi giorni dopo il clamoroso furto che fece scalpore, ma poco importa: è quello il triste simbolo di Auschwitz ed è quella scritta che campeggia sopra le teste che non può mancare nelle foto da mettere nell’album.

Gli studenti oggi hanno visitato il campo polacco accompagnati da guide che hanno spiegato cosa accadesse in ognuno dei blocchi aperti al pubblico, compreso il Blocco 11, il blocco della morte, spettrale teatro di processi farsa che erano la veloce anticamera di condanne alla fucilazione eseguite nel piccolo piazzale a fianco dell’edificio. E’ lì che era stato eretto il muro della morte (si stima siano stati circa 4mila i prigionieri che hanno vissuto l’ultimo secondo della loro vita con le spalle appoggiate a quel muro) ed è lì che oggi è stata deposta una corona di fiori portata dalla Regione Toscana per mano dell’assessore Anna Rita Bramerini.

E sempre lì, sulle scale che dividono il selciato dal cortile, è stato ufficializzato un accordo raggiunto con le autorità polacche per trasferire il Mausoleo italiano – adesso ospitato nel Blocco 21a Firenze, in maniera definitiva. Una gigantesca opera d’arte a forma di ellisse che sarà smontata e ricollocata in piazza Bartali. Inaugurato nel 1980, il Mausoleo non era più visitabile dal 2011 per decisione della direzione del Museo, ritenuto non più in linea con gli intenti del museo stesso. Oggi, però, le porte del Blocco 21 si sono riaperte e probabilmente è stata l’ultima volta che qualcuno ha potuto ammirare l’opera qui in Polonia. Piena di emozione la visita alle camere a gas e ai forni crematori, edificio che lasciò comunque molto presto questa funzione per assumerne una molto diversa: diventò il rifugio antibombardamento dei nazisti, i cui uffici distano solo poche decine di metri. Ma non meno intensa è stata l’emozione che ha percorso il cuore e i volti dei ragazzi di fronte alla montagna di valigie, di scarpe, di effetti personali, dei vestiti dei bambini raccolti dietro le teche nelle stanze del museo. L’ultima tappa, in ordine cronologico, è stata la forca. La struttura in legno che sorge alle spalle del forno crematorio e poco distante da quella che fu la dimora del boia di Auschwitz, Rudolf Hoss. Il 16 aprile 1947 quella forca dette la morte a lui, al boia. Impiccato dopo il processo. I suoi occhi furono direzionati verso il piazzale centrale del campo, quello dove avvenivano le adunate dei prigionieri. Fu l’ultima cosa che vide.