"In trappola nel sottopasso, ho aperto la porta senza pensarci"

La giovane rumena che ha soccorso il nostro cronista che lo scorso primo agosto era rimasto bloccato nel sottopasso: nessuno si era fermato

Maricela, la ragazza che ha salvato il nostro cronista bloccato in un sottopasso lo scorso 1° agosto

Maricela, la ragazza che ha salvato il nostro cronista bloccato in un sottopasso lo scorso 1° agosto

Firenze, 30 agosto 2015 - LA MIA SALVATRICE. Adesso ha un nome e cognome perchè le sue colleghe di lavoro l’hanno riconosciuta nel racconto che lei aveva fatto all’indonani del nubifragio del 1 agosto che aveva messo in ginocchio la zona di Firenze sud. E aveva messo me, scooterista travolto dal nubifragio, in condizione di vero pericolo all’altezza del sottopassaggio dei Bottai. Quel giorno sulla Nazione, raccontai come ero finito in quella bufera mentre detriti, rami di albero, pezzi di intonaco, di coppi e di tegole, mi turbinavano intorno in modo molto pericoloso. Mentre la pioggia mi inzuppava fino al midollo, il freddo mi congelava anche il respiro, avevo provato ad affacciarmi al finestrino di un paio di macchine che si erano fermate nel sottopasso per cercare riparo. E io stesso cercavo un po’ di riparo da tutti questio detriti, dall’acqua, dal gelo agli automobilisti.

MI ERO AVVICINATO a due italiani che non mi avevano neppure considerato. Il primo aveva farfugliato qualcosa alla mia ‘pietosa’ richiesta di aiuto, ma non aveva nappure accennato ad aprire lo sportello per farmi entrare. Era una ingombrante scusa quella che mi stava dicendo al di là del vetro. Il secondo automobilista aveva fatto di meglio, non mi aveva proprio considerato girandosi quasi ostentatamente verso la parte opposta, ignorandomi del tutto. Già me la stava vedendo molto brutta, quando in mezzo a quel putiferio di tuoni e fulmini avevo sentito un clacson che attirava la mia attenzione. Era una ragazza bionda che mi aveva aperto lo sportello della sua utilitaria. Alla luce dei fulmini, come avevo scritto allora, la macchina mi sembrava bianca. Ho scoperto ora, parlando con Maricela, 25 anni, cittadina rumena abitante ormai a San Casciano col suo fidanzato, che la macchina era celeste. Anche lei aveva paura, ma quando mi ha visto in difficoltà non ha esitato un attimo a cercare di aiutarmi come poteva. Lei non sapeva chi io fossi e un certo rischio in questo senso l’ha corso anche lei, ma non ha avuto paura e in quella situazione ha scelto di aiutarmi. A differenza di altri due rubusti ometti italiani che hanno scelto di voltarsi dall’altra parte. Ero andato a cercarla nei giorni successivi a San Casciano, ma è stata lei a farsi viva dopo aver letto con le sue colleghe di lavoro il mio articolo al ritorno da un periodo nel quale era stata fuori Firenze. «Non ci ho pensato troppo, ha detto, ho visto che era in difficoltà e ho aperto la porta». Sorride e scherza al telefono come avesse fatto la cosa più normale del mondo. Invece è stata l’unica, in quel finimondo, a pensare alle altre persone prima che a se stessa. Grazie ancora. Amadore

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