Tosca, voce delle sonorità. ‘Il mio canto sempre libero'

Debutto nazionale al Bargello

Tosca

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Firenze, 1 settembre 2015 - «SE LO VIVI come cassa di risonanza Sanremo è un posto come un altro. Io ho sempre preso questa cosa come un tassello della mia vita artistica, non come un miracolo. L’ho vissuto maniera divertente, stimolante e rilassante. Per questo non ho nessun rimpianto e quel ricordo mi diverte ancora». Il primo a dirle che aveva una marcia in più è stato Renzo Arbore. Quasi ragazzina ha vinto Sanremo con Ron, poi è stata musa ispiratrice di grandi come Dalla, Cocciante e Zero. E’ un orgoglio della musica e del teatro italiano: è lei, Tosca. Che debutterà in prima nazionale – unica data toscana – il 7 settembre ore 21.15, nel Cortile del Bargello, nello spettacolo «Il suono della voce. Confini e sconfini di un viaggio in musica», direzione musicale Bubbez Orchestra, la regia di Massimo Venturiello. Con i musicisti Giovanna Famulari, Massimo De Lorenzi, Ermanno Dodaro, Matteo Di Francesco. Tosca, li incontra ancora i suoi vecchi colleghi cantanti? «Fiorella Mannoia, Cristicchi e Casale mi sono venuti a vedere a teatro. Ogni tanto mi capita qualcosa di strano, di artisti che vengono da me e non me l’aspetto. E’ bello anche perchè è logico che non puoi piacere a tutti. Ma se non ti tradisci anche chi viene ad ascoltarti lo sente, e io non voglio essere costretta ad accettare compromessi. Corenza porta coerenza». Sta vivendo un momento di soddisfazioni, oltre il teatro. «Sì, molto bello grazie anche al Grande Dittatore: con Massimo Venturiello abbiamo preso i diritti del film e lo stiamo portando in giro come spettacolo e le musiche di Mazzocchetti. Io canto in italiano e iddish, è una continua sperimentazione. Poi c’è una cosa di cui vado strafiera: si chiama Officina Pasolini. E’ un laboratorio di alta formazione dell’Università Roma 3 per il teatro. Venturiello dirige il teatro, io la piccola Facoltà della Canzone, legata al Dams. E’ un corso gratuito, si entra tramite bando pubblico, i docenti sono alcuni dei più grandi professionisti che fanno questo mestiere. Una bella cosa». Cosa è «Il suono della voce»? «Uno spettacolo-progetto che ha scritto per me Ivano Fossati e che dà il titolo a questa mio nuovo lavoro, soprattutto è un viaggio nella musica del mondo raccontato attraverso canzoni edite, inedite, adattate, in lingua originale o stralciate, nasce da questo disco molto particolare uscito agli inizi dell’anno. E’ un abbraccio tra varie lingue dal volgo, al tedesco; dal napoletano al portoghese e iddish. Perchè tra Lisbona, Istanbul, Napoli, ma anche Roma e Parigi, si sente la stessa melodia: un viaggio raccontato attraverso la musica coi testi tratti dall’Inquietudine di Pessoa. Con l’introspezione e le parole del grande autore». Farlo conoscere a più persone possibili dunque? «E’ un momento che mi ha permesso di fare un lavoro ambizioso ed aperto altre possibilità. Da maggio in poi questo spettacolo sarà in varie capitali europee, è un progetto a lunga durata: non sono dischi ma canzoni di repertorio che andranno avanti un po’, senza scadenze. Come vedi non ho rimpianti del mondo del pop: quando ho preso questa decisione di cambiare, sapevo che stavo andando verso qualcosa che mi avrebbe fatto stare solo bene».

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