Tornado, la verità non va nascosta

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 23 agosto 2014 - CARO DIRETTORE vorrei sapere perché non la smettiamo con le esercitazioni militari aeree sopra i centri abitati. Sono prove inutili e pericolose, quando poi non si aggiunge anche una dose di temerarietà da parte del pilota, come è successo nel caso del Tornado schiantato vicino a Isernia dieci giorni fa, perché il pilota voleva fare l’inchino al suo paese. Serena Cherubini, Pisa

NON SONO D’ACCORDO con le accuse che la signora Serena muove all’Aeronautica militare, che tante volte ha dimostrato coraggio e certo non l’incoscienza che insinua la gentile lettrice. Vorremmo tranquillizzarla: le esercitazioni dei nostri piloti vengono pianificate in condizioni di sicurezza per i civili e per i centri abitati, che solo nel caso di un errore o di un guasto possono correre pericoli. Sfrecciare a oltre mille chilometri l’ora non consente manovre che non siano calcolate in precedenza. Tuttavia i cittadini come la signora Serena, hanno il diritto di sapere che cosa è successo. Anche nel caso dello schianto di Isernia. Sarebbe inaccettabile che la verità contenuta nelle scatole nere dei due Tornado, venisse inghiottita dal tempo e dal silenzio. Una tragedia come quella che si è consumata nel cielo di Ascoli, pur nel rispetto di chi ha perso la vita, non può in alcun modo lasciare in sospeso dubbi sull’efficienza di uomini e donne che sono istruiti e pronti per difendere il nostro Paese in ogni circostanza. 

 

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