Strade choc, troppi incidenti mortali. ‘Auto come carrelli al supermercato’

Il comandante dei vigili Seniga: "Zero senso civico, tanti maleducati"

Il comandante Marco Seniga (Umberto Visintini/NewPressPhoto)

Il comandante Marco Seniga (Umberto Visintini/NewPressPhoto)

Firenze, 29 novembre 2015 - Ventuno persone decedute in incidenti stradali in questo anno orribile anche se "il numero dei sinistri è in flessione" dice il comandante dei vigili Marco Seniga. Fatalità a parte, ne consegue che c’è una maggiore e generalizzata irresponsabilità alla guida. Le nostre strade sono una vera jungla dove si viaggia spericolati, con superficialità, arroganza, senso di impunità. Quando non addirittura sotto l’effetto di coca e alcol.

Strada come specchio della vita quotidiana. La sensazione diffusa che uno abbia ragione nella misura in cui prevarica e non perché rispetta la norma. E’ così?

"Procediamo per punti e per gradi. La statistica ci dice che conducenti di veicoli a due ruote e pedoni sono le categorie più deboli. E’ un dato significativo: scooteristi e soggetti che vanno in moto o in bicicletta, sono i più aggrediti dalle condotte di conducenti a bordo di mezzi a quattro ruote".

Comunque anche gli utenti di scooter e motocicli imperversano. E pure i ciclisti: in quanti vanno contro mano.

"Gli utenti deboli, o più deboli, devono capire che ci si difende rispettando per primi le norme. I ciclisti per esempio: devono andare lungo le piste ciclabili, almeno laddove ci sono, essere ben visibili, avere le luci a posto e non viaggiare contromano. Gli accorgimenti difensivi sono fondamentali".

E gli scooteristi?

"Vale un po’ lo stesso discorso. Con l’aggiunta che non sta scritto da nessuna parte che non possono stare in fila, che dal fondo devono per forza arrivare in cima, al semaforo e mettersi davanti a tutti, anche alla linea bianca di arresto. Per non dire del continuo zigzagare: è biasimevole. Non parliamo poi di quelli che nonostante la segnaletica montano sui marciapiedi per aggirare le telecamere e imboccare le corsie riservate, preferenziali. Ma gli interventi operativi non sono risolutivi. Bisognerebbe seguire uno per chilometri e poi contestargli una lunga serie di infrazioni".

E’ questione di?

"Di indisciplina e di maleducazione. La prima per esempio: è indisciplinato pure il cittadino che sta fermo. Pensi a chi parcheggia in seconda fila. O vicino alle intersezioni, agli incroci. C’è una appropriazione degli spazi perché i mezzi così fermati riducono e di molto la visibilità. Aumentano i rischi. Per gli altri, soprattutto".

E la maleducazione?

"Ognuno segue le proprie esigenze personali senza pensare al livello sociale dei suoi comportamenti. Appena uno guida qualcosa scatta questo meccanismo perverso. Le faccio un paragone per spiegarmi meglio. Pensi al supermercato, al modo che molti hanno di condurre il carrello, di spostarlo..."

Sì. Da egoisti. Come se esistessero solo loro.

"Esatto. E per fortuna lì non si rischia la vita".

Questo è il «contesto», decisamente carente di senso civico. E gli errori, i divieti non rispettati?

"Abbiamo fatto 1000 verbali in poco tempo per l’uso del telefonino alla guida. Eppure si continua. Si figuri che personalmente sono contrario anche all’uso dell’auricolare perché distoglie comunque attenzione dalla guida, la riduce del 50 per cento. C’è molta cultura dell’arroganza: si pensa di poter gestire tutto nonostante la velocità. E per velocità intendo non solo quella assoluta, ma pure quella relativa: due mezzi che si scontrano viaggiando ciascuno a 30 chilometri l’ora è come se, al momento dell’impatto, andassero a velocità doppia. Se non altro c’è una maggiore consapevolezza nell’uso delle cinture".

Come tentare di arginare questa aggressività?

"Educando i ragazzi al rispetto delle regole, fin dalle elementari, medie e superiori. I progetti ‘Chiavi della città’ e ‘David’ registrano molti contatti...E’ una sfida civica. Culturale".

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro