Firenze, 30 settembre 2013 - L'eredità di questo mondiale del ciclismo è un sogno che forse un giorno, chissà, potrà realizzarsi. Proviamo a disegnare questo sogno, a immaginare una città diversa: piena di bici e piste ciclabili, con la tramvia che ti passa a due passi da casa e ti accompagna ovunque. Una città liberata dalle auto, orfana senza nostalgia anche di quelle odiose carovane di pullman turistici che si infilano nelle stradine medievali e che potremmo «fermare» in periferia, in aree di sosta attrezzate con navette bus per il centro.

La Firenze dei nostri sogni è un gioiello d’arte e di storia che non può più far passare auto e motorini sul lungarno sotto il Corridoio Vasariano, dove i turisti vagano in mezzo alla strada dando per scontato che almeno quella — per la miseria — sia un’oasi pedonale. Il Mondiale — come hanno detto tutti, sindaco Renzi compreso — ci ha insegnato che un’altra mobilità è possibile. Il sogno può diventare realtà.

A patto che finita questa bellissima settimana di sport e civiltà, gli uomini politici al comando sappiano raccogliere l’eredità e farne tesoro. Per non dimenticarsene, potrebbe essere un’idea quella di istituire la giornata della bici, magari proprio l’ultima domenica di settembre di ogni anno: per rinnovare lo spot di una città senz’auto e discutere, confrontarsi — istituzioni, esperti, cittadini — su quanto è stato fatto e quanto resta da fare affinché il sogno che questo mondiale ci ha regalato diventi un giorno realtà.