Fiorentina, intervista esclusiva a Vitor Hugo / VIDEO

Pallone, sorrisi e famiglia. "Il mio sogno è iniziato con una sciarpa viola..."

Vitor Hugo

Vitor Hugo

E’ IL PRIMO a tu per tu che si concede da quando è arrivato in Italia. Colpa della lingua, quasi si giustifica Vitor Hugo che nel frattempo ha imparato l’italiano da 7 in pagella. «Anche se in portoghese – scherza – l’intervista potrebbe venire meglio...». E invece va benissimo anche in italiano. Così il difensore brasiliano arrivato in estate dal Palmeiras accetta di raccontarsi con spontaneità e senza filtri, fra sogni diventati realtà, una famiglia davvero speciale, le ambizioni di giovane calciatore che punta in alto e lo fa con un sorriso. Sprizza entusiasmo ed euforia, Vitor Hugo, portando a Firenze e nella Fiorentina un pezzetto del Brasile allegro e spensierato che vive di calcio e di emozioni forti.

Firenze, 26 gennaio 2018 -  IL BRASILE è lontano. Molto lontano. Ma lui se l’è portato dietro. A Firenze, più precisamente a Bagno a Ripoli. Il suo Brasile – d’altra parte – è solo, soltanto, e soprattutto la famiglia perché facendo di mestiere il calciatore, Vitor Hugo sognava da sempre di poter mettere un giorno l’oceano fra il Sudamerica e la sua nuova casa, l’Europa. Se poi avesse potuto sognare ancora più in grande... «Beh... io volevo venire a giocare in Italia – sorride con soddisfazione il difensore viola –. Nel 2016 ho vinto il titolo in Brasile, con la maglia del Palmeiras e il giorno stesso che facevo festa con la squadra mi dicevo: adesso speriamo che qualcuno, lassù, in Europa provi a darmi un’occasione».

Chissà che faccia avrà fatto quando le hanno detto che la Fiorentina era pronta a offrirle un bel contratto e proprio in Italia...

«Non ci credevo. Troppo bello. Troppo importante. Il mio manager è partito subito per Firenze, io volevo solo arrivare in Italia. Subito».

E poi?

«E’ tornato qualche giorno dopo in Brasile e prima ancora di dirmi che il mio trasferimento era cosa fatta... mi ha consegnato una sciarpa della Fiorentina. Stupendo. Quella sciarpa l’ho lasciata a casa mia, in Brasile. Rappresenta un sogno diventato realtà».

E oggi, sei mesi dopo aver iniziato la sua nuova avventura è ancora entusiasta come quel giorno?

«Sì, altro che. Avete qualche dubbio?».

Magari lei si aspettava, come del resto tutti i tifosi, di giocare qualche partita in più, di essere un titolare intoccabile... Non crede?

«No, le cose non stanno così. Ho trovato il calcio italiano assolutamente diverso da quello brasiliano. Qui c’è molta più forza fisica, molta più tattica... In Brasile il ritmo è diverso, meno intenso. Qui c’è molto più agonismo e quindi mi sono messo a... studiare. Lavoro, mi alleno, cerco di scoprire bene il vostro calcio e poi potrò fare del mio meglio».

La Fiorentina, insomma, non deve rimpiangere gli 8 milioni di euro spesi per il suo acquisto?

«Per niente. E’ una cifra importante, è vero, ma il prezzo sarà stato deciso dal mercato e anche per questo non lo sento ’pesare’ sulle mie spalle. Tuttavia sono sicurissimo di un’altra cosa: saprò contraccambiare alla grande con le mie prestazioni la fiducia di chi ha deciso di venire a casa mia in Brasile e portare soldi per arrivare a Firenze».

Ha detto sta studiando il calcio italiano, chi sono i suoi... prof?

Pioli è bravissimo. Ogni allenamento con lui è un qualcosa in più per capire come lavorare al meglio nel calcio europeo, poi... poi ho trovato qui un fratello maggiore». - Chi? «Astori. E’ stato ed è preziosissimo. Ha tanta pazienza con me. Mi segue. Mi dice che cosa faccio bene e che cosa invece è sbagliato. Mi corregge... E’ un grande. Gli devo già moltissimo».

E’ buona l’intesa anche con l’altro suo compagno di reparto, Pezzella?

«Certo, ma anche lui è piuttosto giovane ed è arrivato qui da poco. Quindi, Pezzella è un po’ come me, deve ancora scoprire del tutto il calcio italiano e per entrambi avere accanto uno come Astori è un vantaggio importante».

A proposito, chi sono gli amici del cuore di Vitor Hugo?

«Ehhh.... (si diverte ndr), io frequento soprattutto Gaspar e Gil Dias. Parliamo tutti e tre il portoghese e quindi è stato più facile trovare una sintonia. Sì, ci vediamo anche fuori dal campo, ma io alla fine sto soprattutto in famiglia».

Moglie e figlio sono venuti subito a Firenze con lei?

«Dal primo giorno. Già ad agosto eravamo tutti qui nella nostra nuova casa».

Anche per questo il suo Brasile le sembra davvero meno lontano, sa com’è, la saudade...

«La famiglia per me è la cosa più imporante della vita. Rafaella, mia moglie e mio figlio Pietro li ho voluti subito vicini».

Difensore ’cattivo’, e ottimo padre di famiglia?

«Bello no?»

Sicuramente. La sua giornata tipo? «Una volta finito l’allenamento me ne torno a casa e magari esco con Rafaella e Pietro per prendere un gelato, fare una passeggiata o magari un po’ di shopping al centro commerciale».

Quanti anni ha il piccolo Pietro?

«Quattro, e adora già il pallone. Lo guarda in tv, calcia, si diverte...».

Shopping a parte, nel tempo libero che fa?

«Anche un po’ di playstation, non lo nego. Anzi ci gioco proprio con Pietro. E vi assicuro che è già molto forte».

E poi è vero che le piace girare l’Italia, dopo aver scoperto la neve, all’Abetone, il novembre scorso?

«Sì, moltissimo. Sfruttando la sosta di campionato è arrivata a Firenze anche mia madre. Anche a lei piace tantissimo l’Italia. Ha voluto scoprire Roma, Venezia, Bologna... E naturalmente girarsi subito tutta Firenze».

Torniamo a parlare di pallone: sa che nel Milan ha giocato uno dei più forti difensori arrivato in questi anni dal Brasile?

«Stiamo parlando di Thiago Silva, vero? Non lo conosco di persona per adesso, ma sono in contatto con lui attraverso il web. Di sicuro c’è che mi piace vedere le sue partite, vedere come si muove, come si batte. Cerco di rubargli qualche trucco prezioso per poter un giorno essere al suo livello». - Vitor Hugo, ora deve essere molto sincero. «Certo, dica».

Si aspettava che la Fiorentina potesse disputare una stagione così complicata?

«Secondo me, invece, stiamo facendo bene. Guardo la classifica, certo, ma guardo anche al resto, a quello che si sta facendo per il presente ma soprattutto in prospettiva».

Ovvero? «Siamo un gruppo giovane, ci siamo conosciuti tutti, più o meno, all’inizio dell’estate ed è normale aver avuto qualcosa in meno rispetto a squadre forti e rodate da tempo».

Quindi nessun campanello d’allarme, o peggio, timore di aver sbagliato lei, a scegliere Firenze?

«Ma no, nel modo più assoluto. Io sono felicissimo di questa mia avventura e so bene che il meglio deve ancora venire. A livello personale e per la squadra».

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro