Firenze, 15 febbraio 2011 - Piccola storia di Michele Camporese, ragazzo pane al pane e vino al vino, piedi buoni e cuore largo. Sacrifici e sogni. "Viva viva la garzella, basta poco una frittella, certo qualche marachella ma Don Bosco ci controlla mentre narra una novella, viva viva la Garzella i campioni siamo noi".

 

E’ una strofa dell’inno della Polisportiva Garzella, la società gialloverde di Marina di Pisa dove Camporese ha sferrato i primi calci. Lui non ha fatto in tempo a cantare l’ingenua filastrocca, composta tre anni fa quando era da tempo uno dei più brillanti giovani viola in vetrina. Ma è proprio sui campetti collegati al circolo Acli e alla parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice di Marina che Michelino si è sgranchito le gambe. Dimostrandosi fin da subito un leader in campo e col pallone, fisico più classe.

 

"Ogni estate — ricorda emozionato il suo primo presidente, Paolo Mancini, 60 anni — non manca mai di passare a trovare i vecchi amici della Garzella". Racconta il suo scopritore e primo allenatore, Enrico Manzi, 45 anni, titolare di un negozio di gastronomia a Marina di Pisa, istruttore di calcio part-time: "Michele l’ho seguito dai 5 ai 10 anni, all’Acli Garzella lo portò il babbo, grande appassionato di pallone ma nella maniera giusta, non esasperata".

 

Sobrietà, genuinità, schiettezza, solare e ‘scanzonato’, amicone di tutti: sono i tratti del carattere che Camporese, giura a Marina chi lo conosce da sempre, eredita da una famiglia di lavoratori e di valori autentici. Ancora Manzi: 2Fin da piccolo era una spanna sopra gli altri, l’altezza lo aiutava. In quella squadra c’erano 4-5 bambini oltre la media, in porta c’era Francesco Gaffino, è in prestito al Pontedera ma è dell’Empoli, vincevamo dappertutto... Michele quando si giocava a 5 e a 7, partiva dalla difesa o dal centrocampo e arrivava sempre in porta. Talvolta nonostante fosse il più bravo dovevo toglierlo per far giocare altri bimbi, e lui aveva già capito che la sostituzione era una necessità, una cosa logica, non uno sgarbo nei suoi confronti".

 

Ragazzo a modo, nello sguardo un futuro luminoso che non è per tutti. "Il suo pregio principale? A Palermo — sorride mister Manzi — mi sono stupito abbia segnato di piede, vedrete, farà tanti gol di testa perché ha un notevole senso dello smarcamento. Oh, sia chiaro, potrebbe stare dietro le punte ed è ottimo nelle chiusure, sa impostare, ha il dna del centrocampista. Ecco, sa far tutto... Come potenziale lo paragonerei a Nesta e Thiago Silva, difensori che sanno giocare pulito, corretto, senza commettere falli da dietro perché sostenuti da una notevole caratura tecnica".

 

Aggiunge Paolo Mancini, presidente della Garzella ai tempi del passaggio di Michele alla Fiorentina: "A San Siro con il Milan, il suo esordio in A, chiese la maglia di Nesta ma riuscì ‘solo’ a portarsi a casa quella di Thiago Silva. Lui era della covata del ’92, dimostrò subito volontà e voglia di sfangare, di lavorare per migliorarsi. Nel 2003 gli misero gli occhi addosso osservatori del Pisa e del Valdera, ma intervennero i dirigenti della Marinese, altra società di Marina di Pisa antico serbatoio del vivaio viola. Nel 2004 i contatti tra la famiglia e la Fiorentina si concretizzarono, sa una cosa? da piccino simpatizzava per la Juve, il babbo a lungo si è sacrificato accompagnandolo da Marina agli allenamenti a Firenze. Alla rete a Palermo ho festeggiato come fosse figliolo mio".

 

Papà Marco Camporese, imprenditore edile, 57 anni, pennella poche parole per dipingere un’emozione colma d’orgoglio e d’amore: "Domenica a cena abbiamo stappato una bottiglia in famiglia, stasera (ieri, ndr) ci viene a trovare, per telefono gli ho fatto i complimenti. Credo abbia esultato aggrappandosi alla rete anche per reazione alle polemiche dopo le frasi sul rigore di Parma, voi giornalisti... Comunque anche questa vicenda gli servirà da lezione. Il futuro? Io a Michele auguro prima di tutto la salute, poi che continui a fare con semplicità il mestiere di calciatore, il suo sogno, e non si perda dietro a quelle cose che nel mondo del calcio non vanno bene...".