Firenze, 22 dicembre 2009 - Da gennaio sarà Khouma el Babacar il vice Gilardino. Castillo se ne andrà altrove e il sedicenne senegalese, punta di diamante del settore giovanile viola, ne prenderà il posto nelle gerarchie di Cesare Prandelli. Eppure, Babacar non ha ancora esordito in prima squadra: arrivato più volte fino alla panchina, il tecnico viola non gli ha ancora concesso il dolce sapore del debutto, ragion per cui il giocatore è ancora un oggetto quasi misterioso per la grande platea calcistica.

A intuire le sue qualità sono soprattutto coloro che seguono le partite della primavera di Renato Buso, ma forse chi lo conosce meglio è Alberto Bollini, dall’estate del 2007 a quella del 2009 allenatore della squadra che può essere considerata la punta della piramide del settore giovanile della Fiorentina. E’ proprio Bollini che in qualche modo può fregiarsi del titolo di scopritore del talento senegalese: «Nell’estate del 2007 Babacar si allenava nel settore giovanile del Pescara – racconta -: noi eravamo lì per prendere l’esterno Di Matteo, ma poi non se ne fece di niente, e il mio amico Cetteo Di Mascio, responsabile del vivaio abruzzese, mi disse che aveva in prova un giocatore straordinario, e che era molto arrabbiato perché glielo stava rubando il Genoa. Io lo dissi subito a Corvino, che lo portò in prova da noi, e dopo dieci giorni mi sbilanciai come poche volte faccio».

Fornendo una descrizione del giocatore che rende bene l’idea del perché le aspettative su di lui siano elevatissime: «Ha delle potenzialità straordinarie – lo esalta Bollini -, perché oltre alla fisicità imponente ha una grande qualità tecnica che è sua naturale, non avendo mai avuto delle scuole particolari. Per questo dico che proprio sull’aspetto della tecnica ha ancora dei margini di miglioramento. Se poi si considera che è giovanissimo, si capisce perché io parli di altissime prospettive per lui».

Bollini ha avuto modo di sperimentare tutte queste caratteristiche nella scorsa stagione, quando Babacar, pur essendo molto più giovane dei compagni, è stato portato in pianta stabile in primavera: «Nel girone d’andata l’ho fatto giocare titolare al posto di ragazzi dell’89 e dell’88, e ha fatto grandi cose. Nel ritorno purtroppo ha avuto dei problemi fisici, e quando è rientrato è stato aggregato negli Allievi, coi quali ha poi vinto lo scudetto. Ma lo ripeto: per me ha qualità nettamente sopra la media e mi spingo a dire che ha le stesse caratteristiche di George Weah».

Un paragone assolutamente prestigioso, anche se sa qui a dire che è pronto per il debutto in prima squadra ce ne passa, almeno a sentire Alberto Bollini: «Quando si va in prima squadra con troppa facilità – spiega -, sotto le luci della ribalta, non è più importante l’allenamento, ma la gestione del ragazzo. Si parla di lui come vice Gilardino, ma pur essendo Khouma una prima punta, il paragone è ancora irriverente per quello che riguarda la personalità agonistica. Il nostro è un campionato con troppe pressioni, e parlarne già in questi termini è un po’ troppo: d’altronde ha debuttato solo l’anno scorso in primavera. Secondo me deve essere considerato un giocatore aggiunto, senza dargli responsabilità particolari e concedendogli la possibilità dell’errore».

Bollini dunque non si sbilancia su un possibile esordio di Babacar, pur ammettendo che «meglio di Prandelli non lo può gestire nessuno: mi fido ciecamente del mister, anche perchè ho visto tante volte sbandierare giovani creando false illusioni».