Teatro Dante, quando la cronaca si racconta come una fiaba. Arriva "Le serve" di Genet

Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina saranno sul palcoscenico per la regia di Giovanni Anfuso

Vanessa Gravina una delle interpreti de "Le serve"

Vanessa Gravina una delle interpreti de "Le serve"

Campi Bisenzio, 19 gennaio 2017 – Una storia di violenza che scivola sul filo della pazzia raccontata quasi come fosse una fiaba. Al Teatrodante Carlo Monni a Campi sabato 21 gennaio (ore 21) va in scena “Le serve” con Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina. Il capolavoro di Jean Genet, scritto nel 1947 e ispirato a un fatto di cronaca vede la regia di Giovanni Anfuso e un cast di grande qualità: “Per portare in scena Genet – dice Anfuso - erano necessarie attrici non solo molto esperte, ma anche capaci a darsi anima e corpo al testo, che è particolarmente impegnativo. In questo senso l’incontro con Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina è stato il migliore possibile, sono tre artiste straordinarie”.

Il testo racconta la vicenda di Claire e Solange, due serve smunte e androgine che vivono un rapporto di amore e odio con la padrona – la sontuosa Madame, incarnazione di tutti gli ideali perduti: eleganza, bellezza, successo. Loro, brutte e sempre più arcigne, quando la padrona non c’è, si ritrovano ad allestire un ossessivo teatrino, una doppia vita in cui, come bimbe perverse, giocano “a fare Madame”. A turno vestono i suoi abiti, la imitano, e alla fine del rito la uccidono. Ma ben presto finzione e realtà si sovrappongono. Terrorizzate dall’idea che l’amante di Madame, da loro denunciato con delle lettere anonime, sarà presto rilasciato e che la verità sarà scoperta, tentano, come estrema soluzione, di avvelenare la padrona con una tazza di tisana che Madame, nella sua svagata disattenzione, non berrà. Sarà invece Claire, sempre più sprofondata nella doppiezza della sua vita, ad ingerire la bevanda avvelenata offertale dalla sorella carnefice.

“Abbiamo voluto rileggere lo spettacolo di Genet come se fosse una favola, una favola noir – aggiunge il regista – nel testo si possono riscontrare un gran numero di temi favolistici, dal filtro mortifero alla matrigna. Siamo partiti da questo per raccontare in che modo l’uomo può perdersi quando si trova solo con i suoi fantasmi, creando dunque la favola delle sorelle che, alla ricerca della propria identità, tentano di uccidere la padrona e finiscono per trasformarsi loro stesse in vittime. Si può dire addirittura che tutta la vicenda si svolga nella testa delle serve, ambientazione riflessa dall’impianto scenografico di Alessandro Chiti: due gigantografie di Madame – perché le protagoniste sono perennemente schiacciate da questa figura, poi un letto posto su tre gradini – a rappresentare l’altare su cui ogni giorno celebrano il rito con cui cercano di liberarsi, una grande porta d’ingresso a specchio e un tappeto di fiori bianchi”.

I biglietti costano da 10,50 a 22,50 euro. Per ulteriori informazioni www.teatrodante.it

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