Firenze, 24 giugno 2013 - LA PIÙ PICCOLA è ancora dentro la pancia di mamma Giulia, arrivata da Grosseto, e il più grande è nonno Gino, che guida la sua ‘tribù’, partita in truppa dalla Spezia.

{{WIKILINK}}Jovanotti{{/WIKILINK}} mette d’accordo proprio tutti. Lo {{WIKILINK}}stadio Artemio Franchi {{/WIKILINK}}è circondato dall’abbraccio di una folla trasversale, che racconta la sana normalità di quell’Italia che vive di valori e sentimenti veri. E’ questo il popolo di Jovanotti, al secolo Lorenzo Cherubini, che con il suo Backup tour 2013 è arrivato ieri a Firenze per far sognare pure i suoi conterranei toscani.

Al passo di uno struscio in centro si dirigono all’entrata dello stadio fidanzati, gruppi di studenti, nonni, genitori, zii e tutti quei teenager che, se per caso vengono inquadrati dalle telecamere, non riescono a non dire “Ciao mamma!”.

Passeggini, skateboard, bici e motorini, a ciascuno il suo. “Ma possibile che per ascoltare Jovanotti, che sta vicino a casa mia, devo venire ogni volta a Firenze?”. Un gruppo di ragazze di Arezzo, tutte trentenni, chiedono al giornale di fare un appello proprio al loro cantante preferito: “Lorenzo, anche se è vero che sei così importante da riempire gli stadi – dicono -, almeno una volta, per farci piacere, fai un concerto anche ad Arezzo…e invita solo noi delle tue zone”. In effetti gli ‘ultrà’ aretini si rincorrono da tutte le parti. Una coppia di cinquantenni di San Giovanni Valdarno si stringe la mano in attesa che Jovanotti canti la loro canzone “A te”. Da Santa Croce sull’Arno sono arrivati cinquanta ragazzi in sedia a rotelle. Anche se la folla è tanta nessuno di loro si sente a disagio, perché si respira solo aria di festa.

“SÌ VENIAMO tutti e due da Palermo, ma in realtà studiamo a Firenze – raccontano due amici – comunque se vi può interessare questo è il nostro terzo concerto di Jovanotti e uno lo abbiamo visto anche in Sicilia”. In questa folla multicolore, l’unica arma per colpire, in senso lato ovviamente, è la torcia fluorescente che si accenderà appena caleranno le luci. Tutte facce pulite, dai bambini ai nonni, passando per i giovani e la mezza età. Una stragrande maggioranza in costume da bagno tanto che il Franchi è stato ribatezzato stadio beach. Tutti, o quasi, hanno lo stesso disarmante candore che Jovanott (a cena con sindaco e Panariello dopo il concerto) riesce a mantenere da sempre, nonostante i ventisei anni di successi. Quando con il suo ‘dammi un cinque’ diventò il tormentone dell’estate fine anni ’80.

L’ETERNO ragazzo Lorenzo ha invece attraversato con le sue canzoni le stagioni più belle della vita di genitori e figli. Ne è testimonianza la sfilata di nipotini e nonni che si sistemano pieni di entusiasmo nello stadio. Ma non ci sono solo oro, intendiamoci. Tantissimi ragazzi hanno lasciato il mare della Versilia per cantare e ballare tutti insieme grandi successi, novità, amarcord e tributi che Jovanotti ha promesso di regalare al suo pubblico. Chi non si rispecchia nella poesia immediata delle piccole cose delle serenate e ninna nanne che arrivano dritte al cuore? E chi non ha ballato scatenato muovendo il proprio ombelico del mondo? Dal pop, al funky, passando per la world music, tra pacifismo e solidarietà, Jovanotti è arrivato qui. Un viaggio di successi tra giri di rap e ballate che scalano le classifiche per mesi rimanendo incollate nella memoria di tutti. Le luci calano, il respiro di ferma, lo stadio freme.
Un boato e Jovanotti è sul palco. La prima canzone è proprio lei: Ciao mamma.E quasi quarantamila ballano e cantano. Che festa. Qui.

di Laura Tabegna