di Silvia Mastrorilli

Firenze, 9 giugno 2013 - Emozionato e carico come non mai. Lorenzo Cherubini, per tutti Jovanotti,  non vede l’ora arrivare all’appuntamento con il pubblico fiorentino. Il 23 giugno il suo “Backup Tour”, che già si preannuncia tutto esaurito, farà tappa in città e per la prima volta Jovanotti canterà  allo stadio Franchi.
“Sarà un grande spettacolo, un bagno di folla, non vedo l’ora di esibirmi qui dove l’anno scorso ha cantato Bruce Springsteen, per me è una grande emozione”.

Quando gli chiediamo come mai solo dopo 25 anni di carriera ha deciso di intraprendere un tour negli stadi ammette: “Fare gli stadi non è uno scherzo, è il massimo e deve essere un punto di arrivo per un artista, non può essere il punto di partenza. Ed ora che ci sono arrivato, ci voglio restare”, precisa con fierezza il ragazzo fortunato.

Sarà uno show semplice, una cavalcata di goduria, dove ripercorrerò la mia carriera dagli esordi di ‘Gimme five’ fino all’ultimo disco: dal punto di vista scenografico sarà veramente incredibile.  Aprirò il concerto con  ‘Ciao mamma’: se penso che tanti anni fa in quel brano cantavo ‘Che bello è, quando lo stadio è pieno’, penso che era quasi una profezia e che mi ha portato fortuna”.

Poi parte con una digressione sull’America  dove il ragazzo di Cortona ha vissuto per diversi mesi con la sua famiglia: “Sono andato negli Stati Uniti per imparare: in realtà siamo noi italiani ad avere insegnato loro tante cose, il cinema, la cucina, la moda, ma loro hanno imparato molto bene. Hanno una capacità straordinaria di autocelebrarsi, ogni giorno festeggiano qualcosa: non sarebbe male se anche noi imparassimo a farlo, invece di svilirci o mortificarci come facciamo sempre”.

Poi continua ancora sui limiti del popolo italiano: “L’America è il paese dove si generano miti moderni: noi in passato abbiamo saputo farlo molto bene e ne saremmo ancora capaci, ma abbiamo un po’ perso il gusto. Non so quanti popoli all’estero vengono accolti con la stessa benevolenza come il nostro: è bello vivere fuori dall’Italia perché capisci quanto siamo benvoluti e rispettati dallo sguardo che fanno gli altri non appena gli dici che sei italiano”.

Lorenzo poi pensa ancora al suo pubblico, fatto di giovani che fra due weekend arriveranno da lontano e si faranno tante ore di attesa per ascoltarlo: “Voglio mandare loro un abbraccio e anche una spinta, un invito a fare qualcosa per costruirsi il proprio futuro. Quando hai 20 anni puoi fare quasi tutto ma devi farlo. Il mio consiglio forse è duro ma li invito ad agire, a non aspettarsi niente dagli altri perché oggi non ci sono più certezze, né garanzie. Esiste solo quello che puoi fare tu: bisogna ripartire dai giovani per ricostruire il Paese”.