"Dieci storie proprio così", il coraggio di Emanuela e Giulia

La recensione allo spettacolo

'Dieci storie proprio così'

'Dieci storie proprio così'

Firenze, 21 febbraio 2018 - La criminalità organizzata si sta appropriando dell'economia e non ce ne siamo accorti. Ma anche della nostra vita e non ce ne siamo accorti. Ci sta sfilando di sotto cose che ci appartengono e che sono nostre da secoli senza che si possa fare veramente qualcosa. E’ la  domanda è: stiamo fermi a guardare?  Chiamiamola forma di distrazione di massa. Magari no. Anzi. C’è un dito puntato contro di noi, spettatori di uno scempio che è sotto gli occhi di tutti:  siamo testimoni e addirittura complici. 

Fa sentire in colpa lo spettacolo  andato in scena al Teatro della Pergola «Dieci storie proprio così. Terzo atto», una ‘ragionata’ provocazione contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire. Uno spettacolo a dir poco coraggioso e controcorrente di due donne, Emanuela Giordano e Giulia Minoli che sono partite nel 2012 scavando nella memoria, per ricordare chi ha combattuto le mafie.  L'inizio  forte  costituisce l’ossatura della loro esperienza. Da allora insieme e senza paura hanno viaggiato in tutta Italia, approfondendo il tema della lotta alla criminalità organizzata grazie all’aiuto di alcune università italiane e ai tanti testimoni che hanno raccontato le loro storie. 

In scena alla Pergola una scena volutamente, giustamente scarna,  palcoscenico di testimonianze e di racconti di vita vissuta. Legami, collusioni   e  i racconti di  organizzazioni criminali che investono tempo e denaro per  comunicare e minacciare.  Si parla di  svelamento dei complessi legami che si intrecciano tra economia legale ed economia criminale, legami che uccidono il libero mercato e minacciano  il nostro futuro. In scena giovani e bravi attori con la camicia bianca, interpretano, sono concentrati  sul presente, su ciò che accade ora e su quello che ognuno di noi può realmente fare, assumendoci la responsabilità di un cambiamento faticoso, ma irrinunciabile. Qualcosa che va oltre lo spettacolo è accaduto l’altra sera in un teatro, la Pergola,  che merita di essere menzionato perché ha dato spazio a qualcosa di inedito e importantissimo. Il linguaggio dei giovani che porta alla riflessione, il modo diretto di dire e raccontare.   

Perché sia chiaro, non è con il disincanto che possiamo combattere una guerra di mafia.  Non è l’assenza di impegno a salvarci. Con coraggio si porta sulla scena la voce di chi si oppone, rischia e denuncia. C’è chi sceglie. Queste «Dieci storie proprio così» sono la voce di un’Italia che trova ormai poco spazio sui giornali. Sono storie: quella del  sindaco che combatte le logiche mafiose nella sua città; c’è  il commercialista che contrasta il rapporto tra aziende e denaro sporco, il giornalista, il collaboratore di giustizia, il testimone. Bellissimo il lavoro coraggioso e armonico di  Emanuela Giordano e Giulia Minoli che porta in scena le  strategie  di un gruppo di liceali, la sfida di alcuni imprenditori, un’Italia viva di aziende, università, comunità che propongono un modo diverso di concepire le risorse economiche, gli spazi comuni, la nostra vita.  «Dieci storie proprio così | Terzo atto» è nato da un’idea di Giulia Minoli con la regia  Emanuela Giordano. In scena i bravi  Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Anna Mallamaci, Valentina Minzoni, Alessio Vassallo e con Tommaso Di Giulio (chitarre) e Paolo Volpini (batteria) musiche originali Tommaso Di Giulio. Un spettacolo coraggioso  per riflettere sul pericolo reale delle mafie. Da vedere.  

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