Toscana, 9 ottobre 2012 - Ci sono Franco, Franco e il Cocumat. E per quanto ironico sia, non è una barzelletta, ma un lungometraggio. Lorenzo Bechi, regista trentenne fiorentino, ha scelto due giovani, Franco e Franco appunto, come protagonisti del suo secondo film e ha deciso di ambientarlo tra Firenze, Siena e anche a Livorno, nel caratteristico quartiere di Shangai-Corea, dove tutto sembra fermo agli anni '50.

 

"Seguo il salto del Cocumat e vado verso Occidente", questo il titolo del film, scritto da Lorenzo Bechi e Matteo Salimbeni, è un inno alla determinazione. Quella di voler sopravvivere nonostante i problemi della vita quotidiana che spesso, e a maggior ragione per i precarissimi Franco e Franco mette a dura prova la 'generazione mille euro'. Si fa per dire mille euro. Per Franco, interpretato da Andrea Corsi, emancipato, stiloso e un po' atteggiato, che scrive oroscopi per un giornalaccio mensile, e per Franco, interpretato da Federico Manfredi, strillone per La Nazione, sfigato e un po' dimesso, mille euro al mese sono un miraggio. Ma non per questo si lasciano morire. Anzi. La vita scorre e loro cercano di seguirne il flusso, non la indirizzano (senza stabilità economica non c'è modo di scegliere la propria strada) ma vivono, o cercano di farlo.

 

Ed è questa la chiave: "Non lasciarsi andare - spiega il regista - stando in moto riesci a mantenerti vivo. Altrimenti sei finito". I mali della precarietà si estendono lungo le giornate dei due protagonisti. Franco, lo strillone, lasciato dalla fidanzata, si trascina a casa dell'omonimo che lo accoglie senza troppe resistenze. Senza nemmeno avvertirlo, anche perché nel film in bianco e nero, i cellulari non esistono. Poi, flash di giubilo, a Franco rinnovano il contratto. Decidono di festeggiare con una bella gita in campagna ma non fanno in tempo a godersi la notte di stelle in Val D'Orcia, che una ladra, (l'attrice è Emilia Scarpati Fanetti) fugge con la loro macchina. E' tutto un susseguirsi di sfortune.

 

Ma i due non si danno per vinti. "Chi si ferma è perduto". Lorenzo Bechi la pensa così. E, in realtà, il suo è molto più che un pensiero. E' un modo di vivere: Bechi il film lo ha realizzato a costo zero. Idee, macchinari, location e tutto quello che è servito è stato 'arrangiato' e montato in poco più di quattro settimane. Un tempo faticoso ma "di grande interesse e divertimento". "A Livorno - racconta il regista - l'accoglienza è stata incredibile". Nel popolarissimo quartiere di Shangai-Corea, costruito nel dopoguerra, e cresciuto come enclave a parte, la troupe è stata presa d'assalto. "A maggio - spiega Lorenzo - nella piazza dove abbiamo girato, tutti i bambini, a turno, hanno provato a vedere attraverso la telecamera. Grande entusiasmo". Quello che ha messo lui per realizzare il suo progetto che ora non aspetta altro che un distributore. "Il mio è un cinema 'povero', chiamiamolo così, e libero". Specifica Bechi che aggiunge: "Se l'obiettivo è fare cinema - e nel suo caso lo è senz'altro - basta poco. Oggi ci sono tanti mezzi a disposizione per poter raggiungerlo". Basti pensare alla Rete. Bene, il fine è chiaro ma resta ancora un dubbio: Cocumat cosa significa? "La parola è un'invenzione ma 'seguire il suo salto' significa proprio stare in movimento, andare avanti nonostante le difficoltà", conclude il regista.

 

'FilmSolo' è la casa di produzione cinematografica "povera" che Bechi ha messo in piedi e i suoi aggiornamenti, compreso il trailer del film, si possono trovare anche su Facebook.

 

IL TRAILER 

Elena Marmugi