"La mia storia d’amore col Monni. Sul palco i nostri ultimi anni"

Elisabetta Salvatori mette in scena "Calde Rose". E si racconta

Carlo Monni con Elisabetta Salvatori

Carlo Monni con Elisabetta Salvatori

Firenze, 6 marzo 2017 - "Calde rose è uno spettacolo nato insieme alla nostra storia. Io ero innamoratissima e gli proposi di fare insiemequalcosa che ricordasse il nostro amore e si potesse condividere. Lui rifiutò e allora lo spettacolo lo feci io e glielo dedicai, anche se non c’erano le parti che ho aggiunto dopo la sua morte, dedicate a noi due. Alla ‘prima’ Carlo arrivò con mezz’ora di ritardo e quando gli chiesi cosa ne pensasse commentò: L’è troppo bolso".

Ha rimesso in pace il suo cuore Elisabetta Salvatori, attrice di Querceta, in Versilia, e ha riscritto il monologo di un amore speciale, quello per «il Monni», compagno nell’arte e nella vita. Un sodalizio durato sette anni, fino alla morte di Carlo. Perché nella vita non esiste solo il picco ormonale della giovinezza. Le donne continuano a essere donne e gli uomini, uomini. E l’amore continua a essere amore.

Dopo il debutto a Campi Bisenzio, luogo di nascita del Monni, riproporrà questo testo in varie tappe toscane ancora da definire.

Elisabetta, come aveva conosciuto quel vecchio eroe del teatro?

«Al festival di Radicondoli nel 2001, lui era venuto a vedere il mio spettacolo che era il pomeriggio, e lo scambiai per il macellaio del paese. Ero così stupita dal fatto che un macellaio si intendesse tanto di teatro. Accidenti, pensai, come sono avanti in questo paese. Poi mi spiegarono chi fosse veramente e allora decisi di andare a vedere lui, che recitava la sera. Ma prima, non lo avevo mai visto, nè sentito dire».

E cosa successe a Radicondoli?

Mi fece i complimenti e a me piacque subito. Era buffo, impadellato, disordinato, coi pantaloni larghissimi, coi capelli ritti e la facciotta sorridente. E quando la sera arrivando in un ritardo pauroso, recitò Bianciardi, a un certo punto, mi vide in prima fila e mi dedicò il V Canto dell’Inferno. E ricordo una cosa meravigliosa: le prime volte ci si dava del lei».

Carlo Monni con Elisabetta Salvatori
Carlo Monni con Elisabetta Salvatori

Quando vi siete rivisti?

«Avevo degli amici di Prato che lo conoscevano e dovevano venire da me in Versilia. Dissi a loro, invitatelo. Ma mi scoraggiarono: non viene, stai sicura, lui non va da nessuna parte. Invece, Carlo che non guidava arrivò in treno fino al Forte dei Marmi senza dire niente né avvertire. Dalla stazione mi telefonò: ‘O come s’arriva a casa tua?’. Io non avevo smesso di pensarlo. Allora mi amava anche lui».

Lavorare sull’età e sulla sua rappresentazione. Cambiare gli aggettivi, rivoluzionare i verbi: come ha fatto a far capitolare Monni l’anarchico?

«Non lo so. So che di amori passati ne aveva avuti. Ma anche io: devo dirti che non mi ha mai raccontato quasi niente di sè. Mai dei passati amori e mai chiesto niente di me. L’età? Cos’è l’età? Che senso ha se lui mi portava a camminare a Firenze alle Cascine e mi diceva che era il suo ufficio e io ero felice? La rappresentazione del nostro amore è questa: siamo stati insieme sette anni, mi ha fatto ammattire da non credere quanto. Ma anche divertire tanto. E mi manca».

Sembrava amico del mondo e molti dicono di essere stati amici suoi.

"Gli piaceva incontrare le persone, credo che alle Cascine ci andasse anche per questo: si divertiva a far quattro chiacchiere con la gente. E di tutti sembrava amico. In realtà lo era di pochissime persone. Era timido Carlo. Un amico vero è stato Donato Sannini e il suo ricordo lo faceva soffrire. Un amore è stata Olimpia Carlisi, donna amata anche da Benigni. E alla fine sono arrivata io".

Gli ultimi anni, i più importanti.

"Pensavo fosse sposato con figli, e invece no. Vniva da me e si sentiva libero. Faceva lunghe passeggiate sulle spiaggia del Forte. Io lo guardavo camminare forse cercava di accendere altre luci dentro di sé. O cercava qualcosa che somigliasse all’anima. E’ questo il Carlo che racconto nel mio spettacolo. Carlo e l’ amore e noi. Questo stato di lieve malattia a cui tutti aspiriamo".

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