Firenze, 5 ottobre 2010 - Lunedì 11 ottobre alle ore 21:00 Lucia Poli aprirà la XXV stagione del Teatro di Rifredi. In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia andrà in scena 'SORELLE D'ITALIA' a cura di Angelo Savelli.


Lucia Poli in “Silvana” di Ugo Chiti
Gabriella Franchini in “La Bruttina Stagionata” di Carmen Covito
Gianni Cannavacciuolo in “Mamma” di Annibale Ruccello
interventi canori di Lisetta Luchini accompagnata da Mauro Volpini alla fisarmonica

 

La stagione 2010/11 del Teatro di Rifredi, la venticinquesima sotto la direzione artistica di Pupi e Fresedde, inizia con l'arrivo di tre potenti figure femminili, tre 'sorelle d'Italia' che sbarcano dal nord, Gabriella Franchini, dal centro, Lucia Poli, e dal sud, Gianni Cannavacciuolo, ciascuna con il suo entroterra, la sua inflessione linguistica, la sua storia paradossale ma profondamente umana.

 


Ad unificare quest'Italia “colpita al cuore ma che non muore”, le melodie popolari, struggenti ed ironiche di Lisetta Luchini. Gabriella Franchini ci racconta della sua rivolta di donna normale contro gli stereotipi delle “bonazze” usa e getta della Milano da bere. Carmen Covito con la “Bruttina stagionata” ha venduto più di 100.000 copie e vinto il premio Bancarella, ma soprattutto ha fatto vincere a migliaia di donne e uomini la paura di non essere all'altezza della vita. Marilina è la bruttina del titolo, ormai entrato a far parte del linguaggio quotidiano, dotata di scarsa avvenenza ma di molta autoironia, scrittrice di tesi di laurea a pagamento: in una torrida estate milanese, intraprende la sua meticolosa scalata verso le meraviglie del sesso, passando dall'abituale frequentazione di biblioteche a quella sporadica di festini e porno shop. Dal confronto Marilina uscirà vincente, per sarcasmo e consapevolezza e, da vera seduttrice, seminando vittime fra brianzoli rampanti, troverà finalmente il coraggio di accettare, insieme al suo aspetto, anche i suoi grovigli interiori.

 


Lucia Poli con “Silvana”, scritto per lei da Ugo Chiti, traccia un toccante e attonito ritratto di una donna che sta per morire: sembrerebbe dunque una storia tragica, ma che diventa poi comicissima perché questa donna parla dentro di sé e racconta la sua vita, mostrando la pochezza di certe storie vissute. Storie di uomini incapaci di sopravvivere al loro presente si alternano a donne che nella difesa del loro quotidiano trovano l' unica soluzione possibile per mantenere la dignità. Il bilancio di un incolore e consunto rapporto di coppia stemperato da un sanguigno sarcasmo toscano.

 


Con Gianni Cannavacciuolo e le sue “Mamme” di Annibale Ruccello entriamo nel surreale partenopeo dove le donne sono Madonne pazze e le mamme terrorizzano i figli con ninna nanne trash. Quattro monologhi scritti da Ruccello 1986, poco prima della sua prematura scomparsa, dove troviamo mamme malefiche irrimediabilmente corrotte dai mass-media, mamme che confondono gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo. Il tema della religione, vissuta a metà strada tra mediatrice di grazie ed oracolo, raggiunge l’apice in “Maria di Carmela”, il monologo in scena, in cui la protagonista è convinta di essere essa stessa la Madonna.