Firenze, 23 luglio 2010 - Il Giardino di Villa Romana ospiterà, dal 24 al 31 luglio (ore 21, ingresso 15 euro, ridotto 10 - per un massimo di 150 spettatori a serata) lo spettacolo-concerto di Annalisa D’Amato: nove interpreti in un tendone da circo, per un’esperienza da sogno fatta di musica, ironia e teatro-danza. Insieme a lei Antonin Stahly per anni attore e musicista di Peter Brook e Julia Sarano  protagonista di Figli-Hijos di Marco Bechis.

 

Che cosa ci fa un tendone da circo montato nel giardino di Villa Romana a Firenze? Chi sono i due giovani amanti che si rincorrono intorno? E chi è il violinista indiano che invita il pubblico a entrare? Sembrerebbe il trailer di un inedito film di David Lynch, e invece è l’inizio del nuovo coinvolgente spettacolo della regista napoletana Annalisa D’Amato (Premio Scenario nel Duemila e per anni in residenza al Teatro di Pontedera). Dal 24 al 31 luglio, nel caratteristico chapiteau allestito nel giardino di Villa Romana a Firenze (via Senese 68, ore 21), arriva infatti l’ultima produzione della Compagnia The Enthusiastics (www.theenthusiastics.org): 'Io non sono'.

 

Lo spettacolo-concerto si presenta come un irresistibile tripudio di musica, teatro e danza che, partendo dalle suggestioni del Mathnawi (testo del poeta e mistico sufi Jalal al-Din Rumi), ammalia e diverte con canzoni, sketches e colpi di scena, non senza rinunciare però anche a una critica all’individualismo dilagante nella società odierna. Un tema questo, affrontato con profondità e leggerezza, ironia e mistero, proprio come nella poetica sincretica che Annalisa D’Amato ha dimostrato in questi anni di prediligere.

 

'Io non sono' si sviluppa così per quadri narrativi in cui le composizioni originali suonate dal vivo risultano centrali nel concerto-spettacolo, ma fanno anche da colonna sonora ai momenti recitati e a performance e coreografie dal sapore prettamente contemporaneo. Il segreto per goderne appieno la bellezza e l’alta qualità degli elementi coinvolti, sta però nell’affidare totalmente i sensi alla musica stessa. O meglio, alle musiche: chi accostasse l’orecchio al tendone sentirebbe del resto echi di Tom Waits e richiami barocchi, suggestioni rock e polifonie senza tempo, atmosfere brechtiane e retrogusti latino-americani, e ancora pop, sonorità da B-movie e il jazz. Tantissime le citazioni musicali in questa moderna partitura di note, gesti e parole, animata da nove bravissimi interpreti, dalle provenienze e formazioni più diverse.

 

Fanno parte del variegato organico: Giordano Acquaviva, interprete e collaboratore artistico della D’Amato da ben diciotto anni, Antonin Stahly, attore e musicista indiano che ha lavorato per Peter Brook (è lui nel 1989 l’attore-bambino del Mahabharata, e nel 2004 il compositore delle musiche per Il Grande Inquisitore), Julia Sarano, attrice e ballerina argentina protagonista tra l’altro di Figli - Hijos di Marco Bechis, Monica Bianchi, attrice e danzatrice dalla lunga esperienza, Francesco Canavese, collaboratore di Tempo Reale, qui al banjo e alla chitarra elettrica, Julien Desroche, giovane attore parigino, Marco Di Palo, compositore e violoncellista partenopeo, Charles Ferris, etnomusicologo e trombettista di San Francisco e Francesco Forni, cantautore e musicista. Annalisa D’Amato è riuscita a far emergere da tutti loro le peculiarità e a comporre, con elementi tanto distanti, un originale e pionieristico musical in cui scorre la vita.