Senza casa, ora dormono su una panchina fuori dall'ospedale

Giuseppe, 81 anni, trascorre le proprie giornate dentro Torregalli, insieme alla figlia Marina (51 anni) e al genero Stefano / LE FOTO

Marina e Stefano, fuori da Torregalli (New Press Photo)

Marina e Stefano, fuori da Torregalli (New Press Photo)

Firenze, 28 agosto 2014 - Gli occhi socchiusi, lo sguardo triste e perso nel vuoto. L’espressione rassegnata di chi mai avrebbe pensato di ritrovarsi ad ottant’anni senza una casa. Giuseppe, 81 anni, trascorre le proprie giornate dentro l’ospedale di Torregalli, insieme alla figlia Marina (51 anni) e al genero Stefano (54 anni). Una storia di miseria e di difficoltà, diventata drammatica. Due anni fa, il 27 luglio 2012, i tre fiorentini sono stati sfrattati dal proprio appartamento. Marina, ex addetta alle pulizie e Stefano, ex operatore agricolo, non riuscivano più a pagare l’affitto. Da lì una serie di interminabili pellegrinaggi, tra i molti amici che li hanno ospitato. Fino allo scorso 9 agosto, quando i tre si sono ritrovati per la strada. E così Stefano e Marina hanno deciso, o meglio non hanno avuto altre possibilità se non quella di andare a dormire sulla panchina accanto all’ingresso dell’ospedale

L’anziano padre, che attualmente è impossibilitato a muoversi per un problema al ginocchio, è stato accolto con la sua seggiola a rotelle all’interno della struttura sanitaria. Vive e dorme lì, con i responsabili del nosocomio che hanno chiuso un occhio sui regolamenti ma hanno compiuto senza dubbi un atto di civiltà assoluto. "Pagavamo 900 euro di affitto per un appartamento a Scandicci – racconta Marina – Non erano pochi, ma non abbiamo mai avuto problemi nel saldare i nostri conti. Si lavorava in due, mio padre aveva una piccola pensione, era difficile ma si riusciva a vivere con dignità".

Mentre racconta la sua storia Marina riesce ancora a sorridere, a fare una carezza a Baffino, lo splendido gatto tigrato che li ha seguiti in questa durissima fase della loro esistenza. "Non è facile mantenere la propria dignità. Non è bello dormire su una panchina, al freddo, con le persone che passano e ti guardano stranite. Lavarsi nei bagni dell’ospedale, andare a prendere il pranzo e la cena alla Caritas. Ma non voglio mollare, sogno solo di avere una piccola casa per noi tre e un lavoro, per me e per Stefano. Non voglio l’elemosina, ma chiede solo di aver la possibilità di vivere in modo onesto e decoroso". 

Dall’altro lato dell’ospedale c’è un’altra donna in difficoltà, Cinzia, 52 anni, che da otto mesi dorme al freddo e al vento. "Sono invalida al 75% e ho un figlio di 28 anni. Un anno fa mi ha detto che si sposava, che stava per nascere suo figlio e che non aveva soldi per aiutarmi". 

 

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