La città dei coltelli taglia le tasse, Scarperia azzera la Tasi

La delibera toglie alle casse comunali circa 650mila euro l’anno

TASSE

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Scarperia (Firenze), 18 settembre 2014 - PARE CHE chi l’ha presa peggio siano i colleghi sindaci dei comuni vicini. «Dio bono, ma se volevi far bella figura non potevi scegliere di mettere almeno l’aliquota più bassa? Così ci mandi in difficoltà tutti», gli ha detto uno di loro al telefono. Ma lui non ha mica deflesso, macché: «Dal loro punto di vista è una posizione comprensibile. Ma io lo avevo promesso in campagna elettorale: volevate che ci rimettessi la faccia?». No, a occhio e croce la faccia non solo non ce l’ha rimessa ma, al contrario, è diventato una sorta di piccola icona della tassazione dalle sembianze umane, l’altra faccia del padoaschioppismo, per rifarsi a un ministro che teorizzò la felicità nello svenarsi fiscalmente. Perché Federico Ignesti, neo sindaco di Scarperia, nel suo piccolo una cosa rivoluzionaria l’ha fatta eccome, decidendo di non far pagare la Tasi ai suoi concittadini. Sì, avete letto bene: a Scarperia e a San Piero Sieve, località mugellane che dal 1° gennaio scorso si sono fuse in un comune unico da lui guidato, nessuno verserà un solo euro di Tasi. Uno scherzo mica da niente, visto che alle casse del Comune ciò toglierà un gettito intorno ai 650.000 euro, facendo risparmiare a un cittadino medio qualcosa fra i 250 e i 350 euro. Dici poco.

Per la verità in Toscana anche altri due comuni, come Capalbio e Santa Fiora, hanno adottato una decisione analoga. Ma mentre a Capalbio la scelta si è fermata qui e a Santa Fiora l’esenzione della Tasi riguarda solo le abitazioni principali, a Scarperia si è andati oltre, innestando una manovra complessiva di riduzione della pressione fiscale che, nel suo piccolo, ha dello sbalorditivo: non solo niente Tasi per tutti, ma anche il riequilibrio verso il basso dell’Imu su attività produttive e seconde case, e la scelta dell’aliquota più bassa per l’Irpef: lo 0,5 per mille. Roba clamorosamente in antitesi con lo spirito del tempo, da far venire uno scompenso a Monti e a quelli della troika che tasserebbero anche il latte del caffè macchiato e gli sbadigli. 

Lui, all’idea però si fa serio: «Vede, lei dice che sono l’anti Padoa Schioppa, ma io credo che pagare le tasse sia bello finché non si eccede. Oltre una certa somma, infatti, non solo non è più né bello né giusto, ma si spinge la gente a evadere per disperazione. Sembra che qui nessuno si sia accorto che negli ultimi 10 anni le tasse dei cittadini sono più che raddoppiate. Così..» Così lui si è messo di buzzo buono. Con i tecnici ha studiato la situazione contabile del Comune e, alla fine, la decisione drastica: siccome la gente è già spremuta e chi ha un mutuo o un affitto da pagare è comunque in difficoltà, noi non faremo pagare la Tasi a nessuno. 

A QUESTO PUNTO uno dovrebbe chiedersi: ma dove ha trovato la risorse per poterlo fare? La risposta è semplice: da ciò che inutilmente si tenta di fare da altre parti. Ovvero: tagliando, accorpando e riorganizzando la macchina burocratica municipale. In questo senso, qui si è stati facilitati da una scelta difficilissima compiuta nei tempi scorsi. Ovvero: quella di fondere insieme due piccoli comuni com’erano quello di Scarperia (8.000 abitanti) e San Piero a Sieve (4.000) in un’unica realtà municipale. «Non è stato facile vincere le resistenze di campanile, che qui sono fortissime, però tutto ciò ha consentito oggi di poter tagliare le tasse senza togliere servizi», dice Ignesti con comprensibile orgoglio.  

Come l’ha presa la gente? Sia dal tabaccaio che al bar centrale di Scarperia trovi solo commenti positivi. «E se trova qualcuno che protesta perché paga meno tasse ce lo porti», ridono. Un consenso accompagnato solo da qualche dubbio collaterale. «Ma non si paga per un anno o per sempre?». hanno chiesto ieri alcuni cittadini al sindaco che era in fila alle Poste. E lui: «No, l’obiettivo è quello di abbassare la pressione fiscale e dunque la Tasi qui non verrà pagata per sempre». Sorrisi e pacche sulle spalle. A dire, sostanzialmente, che in questo Paese la questione fiscale è considerata così iniqua e luciferina da far passar sopra perfino al legittimo orgoglio di campanile. Che in Toscana è un totem. Dici poco.

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