Costa Concordia, "Schettino salga a bordo...": la telefonata al centro della nuova udienza

Processo d'appello a Firenze, l'arringa della difesa dell'ex comandante

L’ex comandante Francesco Schettino

L’ex comandante Francesco Schettino

Firenze, 19 maggio 2016 - Si è aperta stamani nel Palazzo di giustizia di Firenze la nuova udienza del processo d'appello sul naufragio della Costa Concordia avvenuto il 13 gennaio 2012 all'Isola del Giglio. 

Subito protagonista la telefonata tra Gregorio De Falco e Francesco Schettino, con la celebre frase 'vada a bordo c...o', nell'arringa degli avvocati di Schettino. "Non si è mai scoperto chi ha commesso un gravissimo reato di violazione del segreto istruttorio - ha detto l'avvocato difensore Donato Laino iniziando la discussione - la diffusione di quella telefonata ha condizionato fortemente le indagini buttando tutto su Schettino, orientandole contro di lui, e dimenticando il resto".

L'avvocato Laino ha anche detto che "la telefonata fu estratta dal disco-madre della capitaneria di porto di Livorno il 14 gennaio 2012 a poche ore dall'incidente. Non sapevano ancora quanti morti c'erano e invece si sono preoccupati di prendere quella telefonata, appositamente estratta per concentrare l'accusa su Schettino". Il difensore ha fatto notare ai giudici dell'appello che tutti gli altri file audio che riguardano Schettino furono estrapolati tra il 18 e il 21 gennaio successivi, "mentre proprio quello della telefonata poi data agli organi di stampa è del 14 gennaio".

"Questo è stato un incidente organizzativo", invece "c'è stato un accanimento contro Francesco Schettino". "È tutto un sistema che non funzionò, un sistema che aveva falle dappertutto. Se non leggiamo gli atti processuali così, non leggiamo la verità dei fatti sulla Concordia", ha detto ancora l'avvocato difensore Donato Laino. "Che sia stato un incidente organizzativo, lo stiamo scoprendo nei processi in corso a Genova e a Grosseto sulla legge 271", ha ancora detto il difensore riferendosi a procedimenti dedicati alla organizzazione della nave rispetto alla normativa su sicurezza sui luoghi di lavoro.

"Nel naufragio morirono 5 lavoratori e altri 150 rimasero feriti - ha detto il difensore - cosa deve fare un pubblico ministero? Aprire un fascicolo per morti sul lavoro. Invece non c'è stata nessuna contestazione autonoma, se non successivamente al fatto". "C'è stata invece - ha osservato - una impostazione accusatoria contro Schettino fin da subito che è stata condizionante di tutto il processo". Sul processo in corso a Genova l'avvocato Laino ha reso noto: "Il giudice ci ha chiesto di fare un'oblazione, ma noi abbiamo detto di no e vogliamo andare avanti per fare emergere tutte le carenze organizzative sulla nave".

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